MARCELLO LANDI
LUNA FU
Editore Club dei
99, Livorno 1966
(Di questo
volume composto da 19 liriche e 3 illustrazioni
sono state
stampate 29 copie non numerate, firmate dall'autore
e 120 copie
numerate da 1 a 120
I clichès
originali sono stati biffati)
Edizione curata
da:
Emilio Brogi
Luciano Canepa
LUNA FU
La musica
chiama l'ottava nota, si è persa
nel pianto del morente, scorre
in quell'effigie: i poeti sono quì,
guardano il viso del nuovo chiarore
che rompe ogni traccia: Lo chiamano i poeti,
con sillabe scarne e interrotte
lo chiamano i poeti per stringere amicizia.
I poeti
hanno stracciato il patto con l'endecasillabo.
I poeti
non sono più alunni
della luna che fu.
Alla ringhiera di un valzer di Vienna
s'irride alle claudicanti miglia
di chi cerca le facce dei pianeti
alti e, dentro di noi, la verità
che i suoi battenti apra: il senso
del ritmo nuovo, degli uomini, del mondo.
PRETESTO
" A Marina alle 12.30, carissimo". Ma chi,
chi torna, in questo buio, a far credere agli angeli
?
Chi torna, Franca, con le anella d'oro
(so bene, la vita offerta per niente
ch'io, sui tetti, a far sirena: ohé, gente,
ho le anella
d'oro!). Ho. Franca, due ettari di sassi, un po' d'olive,
l'ansia quì dentro, il giro vago delle strade,
e tu
che torni quaggiù. Ti tingi i capelli. Ma
c'è un uomo quaggiù, sogna una vela,
la vela
che non c'è. Resta ai Sabbioni,
Franca.
Oggi, per aria, soffoca anche il gabbiano,
c'è aria di cancro, un bottone di pelle,
un coperchio di cielo,
la stanza senza speranza: " il listino di Borsa
a MIlano" quì, dealla radio. E quanti
salti
tra immagini e schiaffi
per questa vela (di poesia?)
che vento non piglia.
" A Marina alle 12.30, carissimo". Ma chi,
chi torna, in questo buio, a far credere agli angeli
?
uccidere il pensiero: un paese di uomini in castigo
ci cerca. La libertà forse è una strada
che attende la svolta,
il castigo è già un ordine per noi.
VEDREMO
Che ora, che cielo, che stanza
la radio, i pennelli, la penna
invischiata tra clacson e meandri
occulti di noia: ti ascolto (Luisa) quì, non
penso a Livorno, ho un uomo alto e leggero
con la duemila, sfioro i palazzi
nel sole.
Quì,
i pittori dei fossi alzano un fischio
..... quì, è un cimitero, Luisa,
di mare,
le barche sono ipotesi,
ondeggiano
come floscie mammelle:
che ora, che mare, che cielo......
LAPSUS
Assessore comunale,
sindaco,
vice sindaco,
senza dire una parola
perché nessuno vorrà dire
vorrà dire nessuno perché:
sono parole di noia
ma anche di correttore:
potrebbe essere una poesia
ma se ne guarda bene,
è un giornale serio
per la fascia costiera
fino, magari, a Dulcora.
Ora vado a cena,
ho scritto una poesia.
VECCHIA
la città la città la città la
città,
zero 9 zer0 8 zer0 7 zero 6
zero zero zero ( i saltimbanchi,
i musicisti, i commedianti...).
....................................................Oiè, oiè, oiè,
"Con te è tutto
differente
il tempo passa dolcemente...".
Oiè ! Che progetto Saturno
che satiro progetto. Chissa
se un sogno
che ...La
la città. La città
s'invoca di folla, i licantropi
tornano, tornano, tornano,
la terra
alzerà, tra poco, le
braccia
di fuoco,
....................................................di fuoco, come lingue di fuoco,
....................................................la terra.
(Quì finisce la storia
della città. Quì,
i saltimbanchi,
i musicisti,
i commedianti... ).
(nota : l'avere scelto, da questo volume,
solo alcuni brani e non altri, non esprime un giudizio critico
ma risponde a mere esigenze di spazio)