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Sergio Bologna - Banche e crisi - Derive Approdi, 2013
Nell’ultimo volume di Sergio Bologna “Banche e crisi. Dal petrolio al container”, edito da
Derive Approdi, Bologna, già docente in varie università in Italia e Germania,
lo studioso e consulente nel settore portuale che tanto interesse suscita con
le sue analisi, ha spiegato come il libro contenga quattro saggi, il primo dei
quali sugli scritti di Marx non quale teorico economista ma come giornalista,
corrispondente di un importante giornale di New York per cui scrisse
straordinarie analisi sulla formazione del mercato mondiale e delle grandi reti
di trasporto che stava avvenendo all’epoca; strutture basilari su cui il
mercato mondiale tuttora poggia; e fu subito necessario a quel tempo inventare
nuovi strumenti finanziari, le s.p.a e la prima banca d’affari della storia. Su
questo scenario analizzato da Marx, si sono mosse anche le persone che hanno
costruito la portualità moderna, tra cui Pasquale Revoltella che investì
notevoli risorse personali nella Compagnie Universelle du Canal de Suez,
personaggio fondamentale nella storia del porto di Trieste; e Raffaele De
Ferrari, idem per il porto di Genova, che si associò ai fratelli Pereire per
costituire il Crédit Mobilier, la prima banca d’affari della storia della
finanza moderna. Gli ultimi due saggi di Bologna riguardano la finanza dello
shipping, in un settore che oggi sembra in procinto di una crisi simile a
quella dei mutui subprime. Anche la BCE ha chiesto di tenere sotto controllo
questo settore; si è investito troppo, e in maniera speculativa, creando un
eccesso di offerta che ha fatto crollare i noli e quindi la redditività delle
imprese, il valore degli asset. Nel 2014 entreranno in servizio 56 navi
ultralong, superiori a 14.000 teu, e nel 2015 navi ancora più grandi. Le navi
più grandi non danno un servizio migliore, ci mettono di più e danno un minor
servizio di rating. In realtà la crisi che sta attraversando l’occidente non è
stata dei subprime, ci sono state altre ragioni strutturali: a partire dagli
anni ’70 l’industria italiana ha subito duri colpi, dalla distruzione della
chimica alla Fiat alla Telecom all’Alitalia; stiamo mettendo in grande
difficoltà le medie imprese e distruggendo le piccole, in un sistema dove la
logistica costa perché ha un livello di tecnologia bassissimo. Questo paese ha
scelto di non fare una pianificazione della portualità adeguata, e l’Unione
Europea ha fatto una scelta di deregulation selvaggia dell’autotrasporto. Il
volume contiene una postfazione di Gian Enzo Duci, che sottolinea come
l’attuale crisi economica e finanziaria del capitalismo mondiale, forse la più
estesa e complessa di sempre, abbia avuto il merito di suscitare il riemergere
del pensiero critico sopito in tempi in cui si era arrivati anche a sostenere
che la storia fosse finita.
Cristina
Battaglini
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Arturo Molinari – Il Cireneo
- Ibiskos Ulivieri, 2013
Cireneo: nomen, omen. Oltre il duplice ruolo nella scansione
delle feconde pagine di Arturo Molinari può assurgere ad un simbolo della
nostra avventura storica. Forse mai come oggi la tribù globale del pianeta è
“angariata” cioè costretta a portare il braccio della Croce sul Calvario della
nostra era. Dall’aviaria all’aviazione passando per banche e mafie non mancano
croci da portare. La storia o meglio le storie cucite in un dinamico tappeto di
pagine da Arturo Molinari - anche in questo caso come direbbe una protagonista
filologa classica del romanzo il nome dell’autore indica il mulino di idee e la
macina continua del plot (Müller von Heute und von Geschichte) - rispecchiano
il ventaglio delle tematiche del nostro tempo con un incontro da romanzo gotico
(non mancano cattedrali e cimiteri con cripte) fra l’euristica filosofica
teologica (bellissimo il confronto fra Anassagora e Teilhard de Chardin!) e la
bramosia di potere che fa sognare quella ambizione annunciata fino dalle
tentazioni evangeliche nel deserto: essere il sostituto del Pantokrator,
libidine di onnipotenza con dinamiche delinquenziali. Anche in questo caso il
testo, voluminoso e affascinante, si inserisce in un filone che da tempo batte
alle porte delle librerie e dello schermo: il tema apocalittico è ormai lontano
dai marziani e dalle guerre atomiche degli anni cinquanta-sessanta e nuove
catastrofi, con concorsi di magie nuove e vecchie, vengono presentate spesso
purtroppo in concorrenza con la cronaca. Doverose due parole sullo stile del
Molinari. Potente e delicata la capacità “icastico-scultorea” di descrivere i
personaggi tanto da renderli familiari al lettore insieme con tutti i loro
contorni geografici e linguistici. “Hitchcockiana” potrebbe essere definita la
sua abilità giallesca di adescare l’attenzione su particolari inquietanti che
poi sfumano di fronte ai veri colpevoli. Tecnica di maestri del “criminal book”
e della “detective story” come Agatha Christie e John Dickson Carr. Un
segnalibro da non dimenticare che accompagna molte pagine è una ironia
intuffata nel salmastro ligure e nello iodio labronico.
Cristiano Mazzanti
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Giulia
Perni Mascagni forever, – Sillabe
Editrice, Livorno
La casa
editrice Sillabe ha recentemente realizzato l’originale volume “Mascagni
forever. L’autore, gli interpreti, la critica”, a cura di Giulia Perni e con la
consulenza editoriale di Fulvio Venturi. Il volume vede la luce in concomitanza
con i 150 anni della nascita di Mascagni, e si apre in maniera suggestiva con
una foto del compositore seguita dalla pagina di uno spartito autografo,
“Intermezzo” di “Cavalleria Rusticana”, uno dei brani più amati del
compositore. Mascagni è “Forever”, per sempre, dice il libro. Autore di
Cavalleria Rusticana e di più di altre quattordici opere, ad ognuna delle quali
è dedicato subito dopo, nel volume, ampio spazio con abbondanza di foto:
L’amico Fritz, Silvano, Isabeau… Il volume contiene, tra gli altri, saggi di
Alberto Paloscia, Gianandrea Gavazzeni, Cesare Orselli, Fulvio Venturi, Guia
Farinelli Mascagni. Dopo un’altra più rapida galleria di foto stavolta a
colori, si apre una sezione con interviste a famosi cantanti lirici tra cui
Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Mirella Freni, Cecilia Gasdia, e direttori
d’orchestra, tra cui Zubin Mehta, Mario Menicagli, Ennio Morricone, registi,
giornalisti: ognuno di loro ci parla di Mascagni. Mascagni è “forever”, come
conferma Alberto Paloscia nel parlare del “Progetto Mascagni”: oltre vent’anni
di Mascagni-Renaissance, confermata dalle opere rappresentate in questi ultimi
anni e dai convegni di studi organizzati. Il volume si chiude con un saggio diGiovanni Vitali dal titolo “Mascagni e il Maggio Musicale Fiorentino”.
CristinaBattaglini
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