Recensioni marzo 2016

 

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Inglese Made in Italydi Gloria Italiano

Ed.  Helicon, 2015 

Conosco persone in preda ad una vera fissazione, capaci di riflettere per ore su un etimo sconosciuto o semplicemente dimenticato, io stesso sono molto curioso e interessato a scoprire l’origine di alcune parole, ma fortunatamente oggi i dizionari sono tutti in rete, a portata di “click” e la curiosità è presto soddisfatta. Parlando di voci italiane, la gran parte ha origini greche e latine, ma il lessico attuale si è arricchito di molte espressioni inglesi. Ecco, se io fossi inglese e avessi la stessa curiosità, dove troverei l’origine dei miei vocaboli? È ciò che ci racconta Gloria Italiano, limitatamente alle espressioni inglesi mutuate da quelle italiane, prevalentemente antiche, alcune mediate da un intermezzo in francese. L’approfondita ricerca spazia nell’ambito letterario, musicale, medico e naturalistico, ma questo lo davamo per scontato, si addentra in termini militari, zigzaga tra parole collegate alla delinquenza, alle società segrete, al crimine, ci rallegra con i lemmi della burla e degli stereotipi per cui l’italiano medio è conosciuto e descritto fuori dai confini. Un ampio capitolo introduttivo è riservato ai nomi italiani di ambito religioso confluiti tal quale nella lingua inglese. Il libro non è un dizionario, piuttosto un breve e lieve trattato che scava nella storia e nel costume per dare ad ogni parola un contorno aneddotico e storico (pregevole la bibliografia) con attenti riferimenti cronologici tanto da renderne la lettura piacevole e istruttiva.

Arturo Molinari

 

 

 

 

Stefano Longeri, La bicicletta di Mussolini,

IbiskosUlivieri Empoli, 2015

Non è certamente semplice destreggiarsi a raccontare dei nostri tempi e guardarli da lontano con la consapevolezza, cioè, di averli vissuti sia pure di riflesso o per averne sentito raccontare, senza lasciarsi coinvolgere più di tanto, mantenersi, cioè a debita distanza senza esprimere giudizi che il nostro cervello senza dubbio e sempre pronto a formulare in bene o in male. Ebbene il nostro autore Stefano Longeri è riuscito a esaminare con estrema chiarezza il quanto mai osannato e discusso Ventennio che di tanto ha segnato la nostra storia pesando, è il caso di dire, larvatamente anche sull'epoca attuale, senza mai esporsi in giudizi salomonici né esprimersi appieno o dichiarare la sua fede politica, restando perciò sempre fedele al suo stile letterario. Del resto "La bicicletta di Mussolini", questo il titolo dell'opera, ben si presta a rappresentare il Ventennio, un'epoca in cui gli animi erano veramente un tutt’uno con il periodo storico e l'ideologia di cui tutti erano imbevuti, vuoi per servilismo, paura o qualche volta anche convinzione. Patriottismo, estrema fiducia nel regime e forse anche paura delle conseguenze costringono un po’ tutti a obbedire o forse anche subire la volontà del regime. C’e da dire inoltre che spesso come nel caso del protagonista, il giovane Agostino figlio di povera gente, in cerca di un lavoro che permetta alla famiglia di sopravvivere, subentra anche un senso di riconoscenza e di esaltazione al tempo stesso per avere ottenuto un sia pur modesto ruolo nella società. Ecco che, ottenuto un incarico sia pur modesto­ in una officina di laminati e cromature, insieme a un amico esaltato dalle vittorie di Mussolini riportate nella campagna di Etiopia, si cimenta nel progetto ambizioso della costruzione di una bicicletta tutta nichelata da donare in segno di estrema gratitudine e stima al grande Mussolini, fondatore dell'impero. Ed è esaltazione completa e sincera fino a quando attraverso altri episodi che mostrano il vero volta del regime, il giovane Agostino perde completamente la fede politica e si lascia pervadere da una cupa amarezza. Ed è proprio su questa perdita di fede e la conseguente amarezza di doversi ricredere nei propri giudizi rimangiandosi le proprie convinzioni che l'autore appoggia la penna e si fa carico di tutte le amarezze e delusioni che i giovani di quell'epoca contrastata e travagliata hanno affrontato e subìto. Ed e proprio questa sensazione di disfatta morale e presa di coscienza, patrimonio comune di tutti i giovani dell' epoca, che rende il libro pieno di risvolti e implicazioni affettive e sentimentali quindi piacevole alla lettura dimostrando che la storia può essere letta in tanti modi senza nascondere nessun aspetto o tralasciare la verità dei fatti. Un romanzo ben tessuto, senza svenevoli considerazioni sentimentali, tracciato sulla verità storica dove appare sempre in primo piano la schiettezza del pensiero dello scrittore sempre portato a giustificare o glissare sulla crudezza dei fatti narrati. In una posizione di giusto equilibrio la storia ben dipanata non lascia niente alla ricostruzione fantastica del lettore e si lascia leggere piacevolmente.

Giuliana Matthieu

 

 

   

 

 

 

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