Recensioni marzo 2018 |
Edna Magenga - L'uomo che mangiava le rose Casa Editrice Kimerik, 2018
Nel romanzo L'uomo che mangiava le rose di Edna Magenga sembra di vivere un sogno poetico e profondo, gli attimi avvolgono la narrazione in una simbiosi emozionale che trascina il lettore fino al limite massimo. La storia scorre in un inseme di istantanee narrate con amore per i dettagli; le descrizioni ci catapultano in un mondo ai confini del folle e dell'assurdo. L'autrice rimanda agli intrighi di famiglia narrati nel libro Bugatti Victoria, ma qui gli eventi, più che sciogliersi, rivivono negli occhi e nel passato di un uomo avvolto da un mistero lontano e inimmaginabile. Ed egli si presenta come un'apparizione, si dilegua, si estingue e ancora ricompare nelle parole di coloro che lo hanno conosciuto, coperte da un alone di protezione e timore. Sarà un viaggio difficile e insieme splendido quello che Alba dovrà compiere per afferrare il senso pieno di questa figura appesa al confne ultimo della vita che l'amore spinge a gesti impensati, gesti di fronte ai quali solo il silenzio ha ragione d'essere. Un magnetico abbraccio fra stile, sentimento e linguaggio attanaglia e confonde e poi ancora si libera come petali sfogliati nel vento, rimandando alla stessa strugente bellezza di Cime Temestose di Emily Brontë. Si percepisce a ogni pagina il profumo della natura e il sentore delle rose, cibo d'amore di un uomo alla disperata ricerca di colei che crede di aver perso per sempre. Francesca Ghiribelli
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Yuri Leoncini - Noi, lo giuro #bf Marchetti Editore, 2017
Yuri Leoncini, nata a Piombino, vive in provincia di Pisa, dove lavora come insegnante. Alle spalle ha altre pubblicazioni di successo, Mi piacciono I baci (2004) e Io come PInocchio (2016).Questo è il suo secondo libro, i romanzo che scrive con stile, eleganza e originalità trattano temi adolescenziali come il razzismo e il cyberbullismo: stavolta l'anima della sua storia apre il cuore a un'amicizia profonda e solare fra due ragazzine, Marta e Ana. La prima, la classica ragazza italiana un po' introversa e restia a dare fiducia agli altri per le delusioni avute in passato; la seconda una radiosa ragazzina zingara dalla pella ambrata e dallo sguardo ravvivato dal suo kajal, per lei irrinunciabile. Le sue origini rom la rendono speciale e vulcanica, ma al contempo l'autrice riesce a esternare molte delle fragilità umane facendole riflettere nei caratteri delle due protagoniste. Anche Ana ha le sue paure e grazie al rapporto con Marta, riesce finalmente ad aprirsi alla vita fino a stipulare un meraviglioso messaggio d'amicizia... Noi, lo giuro seguito da quel moderno hashtag che con un cancelletto racchiude la splendida promessa "migliori amiche" per sempre. Una storia attuale raccontata in prima, seconda e terza persona, perché Leoncini non fa "distinzioni", ma narra la verità da ogni punto di vista. La copertina rappresenta la freschezza del verde degli anni delle due protagoniste, che dovranno vedersela con le ingiustizie e le oppressioni di un mondo da sempre abitato dal pregiudizio. Un libro dove si sogna ancora che il colore di ogni razza possa prendersi per mano e sorridere senza alcuna barriera esistente. Francesca Ghiribelli
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Teresa Cioni - Storia di una fogliolina blu Ibiskos Ulivieri, Empoli,
Non si può escludere oppure non pensare che lo
scrittore o colui che si cimenta nella bella avventura della narrativa non
faccia sempre riferimento per certi versi, a un particolare della sua vita o
della vita di qualcuno che gli sta molto a cuore. Allora pensiamo con tenerezza
e simpatia al delicato racconto di Teresa Cioni che, parafrasando la storia di
una piccola foglia, (Machi il suo nome) si racconta con estrema delicatezza e
riguardo per la sua intimità. Teresa non urla, non si dibatte nella sua corazza
di infelicità, ma con estrema chiarezza e delicata sinfonia di parole racconta
ugualmente di sé parafrasando la storia di una tenera fogliolina con delle
macchie blu, quindi diversa dalle altre ben compatte nel loro abito verde,
perciò seppur fatta della stessa materia, anomala, perché il colore per qualche
disfunzione genetica non è verde. “Il diverso non esiste così come non esiste
il normale" sostiene l'autrice nelle pagine introduttive del libretto
edito da ibiskos Ulivieri e ben illustrato dalla delicata mano di Graziana
Ulivieri. Ognuno è unico nella sua normalità perciò diverso dagli altri. Questo
sostiene l'autrice nella piccola introduzione al testo, del tutto aderente al
tema della diversità purtroppo ben nota nei nostri ambienti. Allora l'autrice
in una sorta di autoconfessione nel denunciare la sua diversità fisica si
riveste delle tenere sfumature di una fogliolina che, nata come tutte le altre
foglie sul possente tronco di un albero maestoso, si presenta però agli occhi
degli altri e sottolineo gli altri, non già del bel colore verde compatto che
siamo abituati a vedere, ma di un verde picchierellato di blu, originale se
vogliamo, ma tale da far rimarcare agli altri una differenza. Differenza che
impedirà alla nostra di godere delle stesse prerogative delle altre,
apprezzamenti compresi. Come vedete anche una fogliolina può soffrire, perché a
me - dice ancora la piccola foglia - avevano insegnato che "ognuno di noi
è unico e va rispettato per quello che rappresenta come essere vivente".
Nelle parole della foglia alias Teresa è un' amara denuncia di una società
troppo attenta all'aspetto fisico e poco a quello interiore. "Ormai
convinta di esser nata per sbaglio trovavo la forza di andare avanti nelle
buone azioni - dice ancora la fogliolina - in questo modo mi sentivo utile e
meno sola". Ecco allora l'altra grande opportunità che si presenta a
coloro che per qualche motivo sono diversi, o si sentono tali, l'inserimento in
gruppi simili e perciò congeniali. C'è poi da dire- continua la fogliolina- che
anche nell'ambiente familiare avvertivo una certa ostilità: papà foglia aveva
una personalità troppo rigida, tale da calpestare la mia autostima. Ecco allora
il secondo grande tema della diversità: la poca tolleranza negli ambienti
familiari e scolastici, con la successiva emarginazione. Questo la fogliolina lo provava ogni giorno, in un
progressivo isolamento. Sarà per l'incapacità di allontanarsi dalle proprie
abitudini e di adeguarsi agli altri, resta il fatto che la fogliolina avvertiva
sempre più l'isolamento "e l'unico modo per salvarmi-dice ancora - era
quello di sognare e così facevo. Sognavo di avere comprensione, amicizia e
l'amore. Ma la mia anima era già altrove, per quel mondo ero morta". Ecco
allora il grande tema della solitudine che l'autrice tratta con estrema
delicatezza, anche se per certi versi quando la fogliolina confessa che avrebbe
voluto che gli uccellini la beccassero, denuncia la sua volontà di morire.
Altro grande tema su cui l'autrice con estrema delicatezza non calca la mano,
glissando quasi l'argomento. Gentilezza l'autrice ne mostra tanta, cercando di
sorvolare sugli aspetti più negativi della diversità e affondando la penna
sulla parte buona che emerge in ognuno di noi. E poi c'è quella stretta
relazione, rapporto fra il corpo e l'anima per cui a un certo punto si chiude
la tragedia della vita e si apre la consolante risposta dell'anima. Quando alla
fogliolina blu viene diagnosticata una grave malattia del sistema linfatico e
si cominciano a intravedere forellini su tutta la sua superficie "laddove
il colore era blu si stavano formando delle crepe aprendosi poi in veri e
propri buchi", la fogliolina che nel frattempo si era fortificata dentro
in una sorta di rinascita a dispetto della debolezza fisica, riunendo le ultime
energie si stacca dal ramo e affonda nel mare ... blu come i suoi piccoli nei,
blu come lo spirito che rinasce perché il blu è il colore dell' anima e la
fogliolina aveva inteso bene il messaggio. Si lascia andare nell'abbraccio
liquido di un mare infinitamente grande trovando forza nel corpo che in questo
consolante abbraccio ritrova il coraggio di andare avanti. Ma è soprattutto
nell' incontro con il delfino blu che si compie il percorso della fogliolina.
Nel confronto con il delfino nella scoperta dell' amore di uomini e cose e
nella riscoperta della sua individualità la fogliolina smetterà di soffrire e
si renderà conto che talvolta la felicità è a portata di mano, basta cercarla.
Il libretto è quasi un viatico o un sostegno per chi cerca comprensione, amore,
amicizia, adatto a tutti coloro che sanno leggere e riescono a trarre
insegnamenti dalla lettura. Buona la sintassi, la ricerca della parola che non
è mai tuttavia criptica o silenziosa, il messaggio è chiaro, basta saperlo
cogliere e tradurlo in positività. E da quel giorno la fogliolina grazie
all'incontro con il delfino, vede il bene che è in ognuno di noi e si chiamerà
Fogliolina blu, "se guarderete al diverso, anche a una foglia con
semplicità e amore, sarete arrivati alla meta. Questo è il segreto della
felicità". Giuliana
Matthieu
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