Recensioni giugno 2016 |
Stefano Braccini Il viaggio del marchese Ibiskos Ulivieri Empoli Senza dubbio un ottimo libro dove l'autore a piene mani sparge è il caso di dire la sua larga conoscenza di uomini e cose, quasi in competizione con se stesso. La storia e senz'altro di grande interesse: un nobile che si trova ad affrontare un viaggio nel lontano '600 per risolvere un problema di natura intima, decisamente umiliante: la sua impotenza. Due mogli, una causa di divorzio da risolvere presso il tribunale ecclesiastico e la sua infelicità. È comunque la sua caparbietà e, se vogliamo, anche la sua fiducia di ritrovarsi integro che lo spinge ad affrontare disagi e prove per toccare le porte dello stato pontificio. Ed è soprattutto la sua grande voglia di andare, esperire,trovare, arrivare a nuovi lidi mettendosi in discussione rinunciando anche a privilegi del suo alto rango al fine di ottenere un qualche risultato che lo tiene vivo e vivace. Durante il viaggio si sottopone a prove che ne mettono in discussione la forza di volontà e quasi lo umiliano, ma la volontà di andare vince e ripaga. Allora la vicenda del lazzeretto, quando si trova dopo un periglioso viaggio per mare da Genova a Livorno a condividere con i malati di lebbra lo spazio sul ponte della nave mercantile sulla quale ha viaggiato, diventa quasi esilarante e muove al sorriso, così come nella vicenda in cui si trova sballottato in cameroni da ospedale, lui, il marchese, abituato alle mollezze, agli abiti fini, infilato in rozzi camicioni, (non manca neppure un accenno di giallo noir con l'uccisione di un seminarista nella quale è coinvolto suo malgrado) senza trascurare l' amore e non già di una nobildonna, ma di una semplice ostessa dedita agli arrosti e alle minestre di farro, ma di cuore generoso e dotata di anima quella di cui lui, il marchese, ha terribilmente bisogno. E Maria lo segue, abbandona il suo simpatico lavoro di ostessa pur di stargli vicino. Ed è vero amore, quello che prova il marchese, lui che di due mogli non si è trovato nessuno accanto. Vicende su vicende che s'intrecciano, si scavalcano, colpi di scena, il libro che a nostro modesto avviso avrebbe potuto ideare il nobel Mario Vargas Llosa, oppure i decadenti dell'800 con tutta la produzione dei feuilleton dell'epoca. Semmai in tutta questa storia che di storie sa più che di singola storia, è la troppa dispersione di argomenti che mette in difficoltà il lettore quasi che l'autore si sia compiaciuto di portare alla luce la sua indubbia e larga conoscenza storica cimentandosi in sempre nuovi argomenti dimenticando che tal volta è la semplicità che vince. Certamente ci sono storie all'interno della storia che avrebbero potuto essere sottese, vuoi per maggior leggibilità, perche il troppo talvolta stroppia, vuoi per maggiore comprensione, perché talvolta la troppa dispersione diluisce la lettura. Una maggiore snellezza e una minore quantità di argomenti, per altro condotti bene, avrebbe consentito al lettore di stringere di più sulla vicenda del marchese del quale a un certo punto quasi si perdono le tracce. Un romanzo che forse, a nostro modesto avviso, dovrebbe snellire non affastellare. Di grande spessore le ricostruzioni storiche e la puntualità di fatti e luoghi, senza dubbio un’ottima mano e un ottimo scrittore. Giuliana Matthieu
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