Recensioni luglio 2017

 

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Sandra Baldini - Due giorni dopo Isotta

Ibiskos Ulivieri, Empoli, 2016

 

Tenero e convincente questo riesame doloroso e toccante, almeno per i cultori di questo genere letterario che prende in esame la consuetudine amorosa di due anime, sia pure la prima quella di un umano e l'altra quella di un gatto, che la casa editrice Ibiskos propone intelligentemente. C’è da domandarsi infatti se c’è ancora qualcuno fra i nostri simili che si fa scudo della sua insipienza per negare l'affettuosa consuetudine che nasce fra uomo e animale. Nessuno può negare che un animale domestico con il quale­ si condividono per anni gioie, dolori, noie, possa finire e annullarsi senza lasciare nessuna traccia. Una traccia rimane di quella presenza discreta e continua che per anni ci ha tenuto compagnia scaldando le nostre ore di noia, di pena o di rancori, alleviando le nostre ore di malessere e scaldandoci con quel corpo caldo che soltanto chi ha frequentazione degli animali conosce e sa apprezzare. Non è l’entusiasmo passeggero di un bacio, il tocco della carezza di un nostro simile, ma è il contatto tenero e disinteressato di un musino dolce e tenerissimo che fa breccia dentro e scuote tutte le fibre, lasciando soltanto l’impressione di un contatto di cui rimane dentro il piacevole ricordo disinteressato al punto da non richiedere moneta di scambio. E allora la brava Sandra che così compiutamente e senza retorica, ma con lo slancio sincero di chi ha provato un dolore vero che purtroppo, a detta di molti insensibili e poveri di idee, ma non di spirito (perché nel vangelo è scritto: beati i poveri di spirito perché di loro è il Regno dei Cieli e, badate, non già gli scemi o i dementi, ma coloro che amano senza nulla chiedere in cambio, più o meno come fanno gli animali), ha reso omaggio a un essere vivente con cui ha percorso un pezzo di strada e si è fatta carico di un dolore che molti provano, ma pochi hanno il coraggio di esternare. Del resto animali siamo tutti perché provvisti, o almeno si pensa, di anima e chi più degli animali possiede l'anima, la capacita cioè di amare senza nulla pretendere!? La mia rubrica che va avanti da anni le cui pagine sono raccolte nella Rivista La Ballata prende in esame gli umili, i piccoli, gli animali, appunto, assai pili fedeli, sinceri, generosi di tanti uomini. E io sono dalla loro parte e provo un senso di vergogna, rabbia e malessere quando qualcuno osa far male a un animale che chiede soltanto amore. Un ottimo libro che niente ha da spartire con gli astrusi testi di filosofia che molto insegnano, ma poco dicono, o con i fantastici libri di viaggi che invogliano ma non soddisfano i lettori assaliti come sono da una miriade di sollecitazioni in una disgregante operazione di ricerca del diverso, dell'ingannevole miraggio di libertà o di scoperta ormeggiato generalmente nella barca della ragione, o ancora ricercati racconti di avventura che si dipanano in complessi corridoi di attese e aspettative... un libro insomma che parla soltanto di amore senza sovrastrutture mentali 0 reconditi scopi: Amore e basta. Nulla da eccepire sullo stile che tal volta rasenta il linguaggio elementare dei bambini senza richieste di particolari accorgimenti per cercare di capirne il senso, ma con la discorsiva semplicità dell’infanzia, perché di bambini si tratta sempre quando si parla di animali.­

Giuliana Matthieu

 

 

 

 

Licena Maccanti Pizzi - Cristalli di mare

La Bancarella Editrice, 2016

 

A volte la vita, distratta, si dimentica di adempierea quello che, nel migliore dei mondi possibili, dovrebbe essere il suo principale compito: quello di elargire il dono della felicità tra le sue creature. È allora che briciole d'illusioni e cocci di rimpianti immolano sogni ed aspettative sull' altare di una cinica realtà.­­­ Ma quando il bieco capriccio del tempo si spinge fino all'estrema frontiera, rubando il bene in assoluto più prezioso, è tutta un’altra storia. È una dichiarazione di guerra; vigliacca, sporca, che rischia di legittimare coloro a cui è diretta ad abbracciare il sentiero dell'abbandono. Perché niente, ormai, sembra avere più senso, da quando la menzogna del giorno ha alzato il suo sipario, sconfessando la ragione stessa del cammino. Ma, miracolosamente, alcuni individui sono più forti, più generosi della vita stessa; portatori, spesso inconsapevoli, di un coraggio che supera l'orizzonte delle più dolorose avversità. Persone come Licena Maccanti Pizzi, "orfana" del suo unico figlio, Graziano, valente infermiere trapiantato nella capitale francese, venuto improvvisamente a mancare nella primavera del 1995.­­ Un lenzuolo che si solleva. II respiro che si ferma. Una flebile, tenace speranza. Che, bugiarda, precipita nel buio. "Cristalli di mare" nasce quel giorno. In quel preciso, cruento momento. In una Parigi grigia, sospesa, senza luci ne poesia; stolida burocrate che fa fatica a restituire alla loro legittima casa le spoglie di quel giovane prossimo alle nozze, partito dall'Italia per fare del bene. Il lavoro che amava. Una strada voluta e costruita. Graziano e lì, in ogni verso, in ogni pagina. Perché un cordone ombelicale non si spezza. Al Graziano bambino, al Graziano uomo, alla sua dolcezza ed integrità, alla sua sensibile intelligenza, la madre dedica il suo struggente diario. Multiforme, sfaccettato paesaggio del suo essere. Licena figlia: la genuinità scarna dell'infanzia; un padre ricco di esempi d'orgogliosa onestà. Licena donna: l'adorato compagno di una vita, a dividere l'abisso e la fortuna; le care, solerti amiche, sorelle non per eredità di sangue, ma regalate dalla sorte. Liriche e brevi racconti autobiografici s'intrecciano, mirando oltre se stessi, condividenti. Esuli in cerca di una patria, uniti dal "filo rosso del dolore", in un dialogo sempre aperto con l’esistenza e con la morte. Una morte avida, beffarda, che illogica strappa i virgulti, ferendo l'indifeso ventre della terra. Una morte a cui, quando il silenzio dell'anima si fa assordante, Licena non esita, spavalda,­­­ quasi irruenta, ad offrirsi, ma che non sembra desiderarla al suo fianco, malgrado le sue richieste. Perché Graziano, con il suo sorriso instancabile, con la sua voce invisibile, vuole altrimenti. La reclama qui, salda al suo posto sulla terra, a suggere, ape operosa, il nettare delle risate dei bambini che, anno dopo anno, nascono come fiori intorno a lei; figli di amici, parenti, vicini di casa, ai quali Licena dona il suo tempo e le sue carezze, felice di condividerne i giochi, i piccoli, continui traguardi. Teneri passi che profumano di verità, di una seconda, insperata rinascita, dopo "il crepuscolo mutilato" che, nonostante la sua cieca violenza, non è riuscito a sopraffarla. Perché sì, Licena e una sopravvissuta; "una piccola donna che ha cavalcato la tigre", scegliendo l' amore, sempre e comunque, e la cui testimonianza, per questo, ha tanto da insegnare.

Francesca Migliani

 

 

 

Franco Orlandini - ALTRE STAGIONI

Il Convivio Editore, 2017

La lettura di queste cento poesie, uscite in prima edizione nel marzo 2017, opera del poeta, scrittore, saggista letterario, insegnante, professor Franco Orlandini di Ancona, in un primo momento, richiama alla mente la concisa ed armoniosa metrica degli haiku, ma ben presto tale impressione, indotta più che altro dalla brevità dei testi, proseguendo la lettura si dilegua per il progressivo rivelarsi di un potente carattere lirico che si fa strada nella evocazione delle immagini. Queste possono nascere dai piccoli casi sempre nuovi e interessanti che la natura svolge nel suo perpetuo rispondere ai richiami del sole e della sua luce, alla grandezza del cielo e dello spazio, dalle grandi forze cosmiche ai piccoli sussurri e barbagli delle forze naturali, colte nei minimi dettagli, dalla presenza appena avvertibile di forme di vita e di esseri viventi. Un fremito d'ala, un'ombra che dilegua, un'onda di mare, una eco lontana di voci o attività umane, un colore dell'aria, i cromatismi del paesaggio nel suo perpetuo mutare allo scorrere delle ore, il gioco del vento, propulsore di tanti fatti che risvegliano i sensi alla realtà, aspetti umani o ambientali appena accennati da una fugace visione o da un ricordo, sono sufficienti al poeta per richiamare circostanze sepolte nella memoria o in attesa di svolgere un ruolo di presenza per ritrovare il senso di propri momenti di vita da completare, valutare, rivalutare, comprendere, soppesare, farne oggetto di riflessione nonché di nuovi sogni. Prevalentemente da questa ispirazione, ma anche dalla profonda consapevolezza della condizione umana, a lungo meditata e sofferta, nascono le invenzioni di tante forme espressive di cui è capace la creatività di questo Autore, nel tratteggiare gli spunti della sua ispirazione, gli stati d'animo che ne derivano e tutte le implicazioni che nel suo animo si sciolgono e dilagano alla nascita dell'idea. Il suo è un lessico organico, ricco e fecondo, coltivato da una evidente attitudine e familiarità con la poesia di tutti i tempi, capace di flettere alle proprie esigenze liriche i lemmi e le voci linguistiche, con risultati di indubbia eufonia ed euritmia nei suoi versi, (prevalentemente endecasillabi sciolti). Si possono anche ammirare ben congegnate formulazioni del periodo per sintonizzare con efficacia il suo pensiero con quello del lettore: quasi immediatamente si riconoscono le analogie del 'vissuto' del Poeta con l'evento (spesso minuscolo e per tanti di noi inavvertibile) da cui muove il suo canto, capace di farlo balzare alla nostra mente con ben altre proporzioni nonché di ottenere in tal modo la nostra commossa partecipazione al suo mondo poetico. Scegliere una sola di queste liriche come esemplare è arduo, ma ecco, Consolazione: " Tra gli scrosci un rametto /s'è staccato, è caduto;/ e lo alzo, stillante, /verso un raggio che viene:/ ogni goccia diventa / un diamante iridato! “

Maria Teresa Bini

 

 

 

 

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