Recensioni luglio 2018 |
L'orchidea fantasma di Paola Biondi D'Amico Ibiskos Ulivieri, Empoli, 2017 Due
amici una città americana, una dolce strana alleanza amicale, e tanti sogni.
Questo in pratica la struggente e malinconica trama del bel libro di Paola
D'Amico: L'orchidea fantasma. Bel libro ho detto per l'intensità della
narrazione condotta con la leggerezza di una penna che non vuole dire più di
quello che il cuore suggerisce. E la D'Amico è sicuramente una penna felice per
il modo di sorvolare, di evitare la tragedia, di passare oltre il dramma e la
sensazione di morte che purtroppo inevitabilmente esiste ovunque. Senza dubbio
la nostra ha una bella fantasia nel collocare una vicenda nel mondo americano
di cui quasi fosse vissuta in quella terra ritrae con attenzione e indubbia
fedeltà atteggiamenti, devianze e comportamenti. Due ragazzi neri Paul e
Malcolm vivono a Compton città della contea di Los Angeles, due ragazzi di
colore che si dibattono fra i mille piccoli problemi di vestire una pelle di
versa dagli altri e di avventurarsi allo stesso tempo fra i sentieri intricati
della vita. E tuttavia l'interesse per le scoperte, le novità che il giorno per
giorno offre loro, la consuetudine amicale che li tiene uniti durante le
piccole e grandi imprese proprie di tutti i ragazzi che, varcando la soglia
della fanciullezza, si addentrano nel mondo degli adulti, a tenerli uniti e
complici allo stesso tempo senza mai violentare o invalidare la loro tenera
consuetudine di vita. Una amicizia che va al di là delle avversità, dei dolori
che inevitabilmente incidono sulla vita dei due adolescenti. Piccoli, fragili
come le orchidee di cui nel corso delle avventure di vita i due amici prendono
conoscenza. L'orchidea e la coltivazione delle stesse sarà un obiettivo, una
finalità che i due ragazzi si ripropongono di raggiungere. La fragilità delle
stesse in contrasto con la durezza della vita che è loro riservata nel
predominante mondo dei bianchi. Ma l'amicizia, il grande dono che il creatore
riserva soltanto ai puri di cuore, li sostiene anche nelle più forti avversità;
basta pensare all'infinita amarezza di Malcolm il cui padre tornato dal Vietnam
non riesce ad adattarsi di nuovo alla vita di tutti i giorni e pesa sulla
tranquillità della moglie e del figlio costretti a subire i suoi sbalzi umorali
e le sue cattiverie ingiustificate oltre ai disagi economici cui la vita stessa
li sottopone. Quando emerge in un sottotono ovattato il ricordo delle grandi
miserie morali cui è stato sottoposto il padre durante la guerra in Vietnam, è
la comprensione dell'amico a neutralizzare la sua rabbia impedendole di
prendere il sopravvento, non bruciando i sentimenti buoni e lasciando intatto
il suo cuore. Così l'amicizia si rafforza, nella conquista del giorno per
giorno durante la scalata alla vita. L'orchidea fantasma rimane il leit motif
della vicenda. Dicono a un certo punto i due ragazzi "Noi figli delle
orchidee", e in questa affermazione nonostante le brutture della vita
quotidiana è la loro dichiarazione di fede. Purtroppo anche per loro arriva la
tragedia. Malcom muore per una imperdonabile leggerezza. Paul decide così di
dedicare la vita all'amico e abbraccia la via ecclesiastica. Ma è soprattutto
lo stile della D'Amico, leggero, spezzettato più o meno come le vicende della
vita che aprono e chiudono periodi diversi e nascondono fra i petali
inconsistenti le brutture e le miserie di tutti giorni a rendere il libro vero,
intrigante e soprattutto aderente ai tempi. Giuliana
Matthieu
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Lettere a Sofia sulla felicità di Raffaele Tamborrino
Dalla lontanaCina, dove trascorre lunghi periodi per impegni di lavoro, un padre scrive
delle lettere alla propria figlia che vive in Italia, animato dal desiderio di
esserle, in qualche modo, vicino e supportarla nel suo percorso di crescita.
Non si tratta, però, delle solite lettere. Lasciandosi ispirare da Socrate,
Platone e Aristotele, mette insieme lezioni di Filosofia, insegnamenti etici e
considerazioni personali, utili per riflettere su come rendere la propria vita
più felice. Nasce così
Lettere a Sofia sulla felicità in cui l'autore illustra, con linguaggio
semplice e taglio pratico, il pensiero dei principali esponenti della scuola di
Atene, con l'intento di dimostrare l'importanza, nonché l'accessibilità, delle
teorie filosofiche del passato e, soprattutto, la loro validità nell'affrontare
anche il mondo di oggi. Una sfida ai
lettori? Può darsi. O più semplicemente una proposta che può apparire bizzarra
ai giorni nostri. E se poi tanto bizzarra non fosse? Scoprire (o
riscoprire) i grandi classici, potrebbe rivelarsi una scelta davvero saggia. . Un rapporto padre e figlia vissuto a distanza.
L'autore è il padre che attraverso la nostalgia per la lontananza dalla figlia
si riappropria di quell' antico sapere fatto della saggezza dei classici,
soprattutto usando la grazia delle lettere. Sì, quelle di una volta, oggi così
sbadatamente sostituite dalla frettolosa e fredda tecnologia. Ho trovato il
libro molto elegante e molto utile alla morale sociale odierna. Quel cassetto
da rispolverare dove un tempo si tenevano custoditi i sani principi e gli
importanti valori. Tamborrino esplica con delicatezza alla sua Sofia termini
aulici e un po' ostici per la gente comune che oggigiorno crede di vivere una
sana filosofia tutta a modo suo. Ma l'unica cosa che non è cambiata dall'epoca
dei classici a oggi è proprio la ricerca della felicità. Ecco il tema che ci
accomuna. Quella dimensione che prima veniva identificata sfiorando le linee
del cosiddetto Iperuranio, che adesso viene definita felicità. Innumerevoli
film e libri, saggi e tanto altro rivisitano in chiavi diverse tale argomento,
ma credo per la prima volta in questo breve romanzo di averne trovato racchiuso
il senso vero e proprio. Lo scrittore si trova lontano dalla famiglia a causa
del suo lavoro, ma scandendo bene le dosi per ogni piccolo grande insegnamento
riesce a comporre amabili lettere per la figlia Sofia. Si parte da documentazioni bibliografiche su Socrate
riportate in maniera precisa e non ridondante. Cenni biografici sul suo
importante percorso filosofico, il concetto di felicità secondo il suo fervido
sapere e come attribuire il giusto valore al denaro senza farlo prevalere sul
lato intimo e interiore dell' animo umano. E ancora come nutrire la mente con
il sapere riconoscendo i propri limiti. Soltanto conoscendo bene noi stessi
possiamo essere di buon esempio per gli altri. Il filo della sapienza non
finisce mai, perché dobbiamo farci continue domande attraverso lo studio
continuo della vita. Il tutto secondo il rispetto altrui e delle leggi
regolatrici l'Universo. In seguito grande allievo di Socrate è Platone, che
riprende a grandi linee la pienezza della filosofia di Socrate, ma stavolta si
approfondisce anche il lato dell'amore, come nasce e come si può trovare la
persona giusta. Dall'altra riuscire a mettere da parte gli istinti e godere di
pari passo della bellezza interiore, della giustizia, dell' onestà e della
temperanza. Platone a differenza di Socrate poggia la sua teoria filosofica
maggiormente su una dimensione reale e non così eterea, come invece succede con
l'Iperuranio, l'altrove celeste. Egregio allievo di Platone infine è Aristotele che
metterà ancor più in ordine gli obiettivi dell'essere umano, vivendo in modo
virtuoso e razionale. Soltanto valorizzando il proprio talento (tutti abbiamo
un talento da approfondire e coltivare) possiamo passare dall'essere in potenza
all'essere in atto. Dobbiamo avere fiducia in noi stessi nutrire con coraggio e
perseveranza la saggezza attraverso la sapienza. Aristotele studia meglio l'
argomento dell'amicizia, un uomo solo non è niente senza amici, con cui
condividere e amare la vita. Solo così si può giungere al bene e al progresso
dell'intera comunità. Non provengo da studi classici ma oltre alla lettura e
alla scrittura apprezzo anche la filosofia. Un libro che riesce a far
riflettere facendoci soffermare per un attimo sulle domande dell'esistenza e
rompendo finalmente la continua frenesia della nostra quotidianità. L'unica
domanda che resta ancora oggi aperta ... esiste davvero la felicità? Qualcuno è
riuscito davvero a trovarla? Chissà ... oltre all'amore, è questa domanda a far
muovere il mondo! Francesca
Ghiribelli
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