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Veniero Scarselli

La Suprema Macchina Elettrostatica

Genesi Editrice, Torino

“Già era accaduto nel 1997 – su questa rivista d’arte e cultura – d’incontrarmi con Il palazzo del Grande Tritacarne di Scarselli: un testo neo-surrealista capace di convincere al punto di apparire realtà. Ecco che nel presente 2010 Venerio riesce di nuovo a stupire, ma questa volta con un poema in odore di Divina Commedia, avvalendosi di una religiosità per così dire “moderna” all’insegna di una Suprema Macchina Elettrostatica posta al culmine della Grande Montagna raggiunta dal poeta, laddove Super-Gemma, moderna Beatrice, gli illustra il complesso funzionamento della Grande Fabbrica di anime artificiali destinate a riempire d’Amore l’universo. A favore del lettore e proprio per il fascino del poema, non si aggiunge altro in quanto i fruitori del testo potranno avvalersi della chiara prefazione di Sandro Gros Pietro, del tutto condivisibile e chiara taglia. Originale e coerente l’ottima copertina di Carlo Cioni.

Brunello Mannini

 

Un’ossatura fragile e delicata insieme quella che raccoglie i 29 racconti della scrittrice, talmente sottile e inconsistente da emulare nelle maglie il tessuto rarefatto di una tela di lino consumata da tante mani, le tante mani che hanno accarezzato le sue pieghe quasi a volerle stirare. Ma perché? I racconti sono retti dalla cerniera dei ricordi tenuti a battesimo dalle tante rievocazioni dell’autrice che quasi immemore di essere stata presente anche lei, si veste dei panni degli altri, quasi i fatti, i luoghi, non le appartenessero più. In realtà lo scrittore deve a un certo punto distaccarsi da luoghi e vicende e guardarle dal di fuori come altro da sé così da divenire lui parte del tutto. Intrisi di ricordi e tuttavia liberi di vivere una loro vita, i racconti della Izzo, affidati alla memoria collettiva e non più prigionieri di una soffitta mentale, si allargano a coprire buona parte di un vissuto trasformandolo nell’idea. Così sottoponendo la propria vita al bilancio e al riesame delle cose fatte, delle parole dette, l’autore costruisce, con un tessuto di lino rarefatto e consumato, la sua strada, quella fatta e quella da fare, nel nuovo equilibrio che si raggiunge soltanto quando la memoria diventa storia di tutti. Allora “il ritorno alle radici” di un’infanzia felice in un ambiente che somigliava molto all’Eden primordiale… o i dolori di una madre, le sofferenze di amori non goduti, le molteplici realtà di vite semplici e talvolta disancorate dal reale, le violenze, le punizioni della vita o i suoi premi diventano materia di studio o riesame di situazioni non già più nostre, ma di un passato/presente già futuro. E le storie oltre i 29 racconti della Izzo si ripetono e si ammucchiano alle porte di un problematico Paradiso. Altre storie, altri passaggi epocali si faranno strada e si porteranno davanti alle nostre porte, quelle del sentimento, affinché qualcuno le raccolga, le scriva e le tramandi e le consegni a questa povera società priva di valori, perché tutta assorbita dal pericoloso gioco dell’apparenza a tutti i costi, in questa modernità suadente che ha sacrificato il piccolo al grande, l’umile al superbo, dimenticando che la grande storia è fatta soprattutto di quelle piccole. Una buona lettura che si veste del tono appassionato della parola, talvolta anche spietata, acerba, dura, tagliente, ma sempre governata da una mente lucida, acuta e, soprattutto, imparziale. La misura governa i suoi racconti e la leggerezza della scrittura ancora una volta ne mostra l’inconfondibile stile.

Giuliana Matthieu

Antonia Izzi Rufo

Ventinove racconti

Edizioni Eva Venafro (IS)

 

Camillo Ruini

Nuovi segni dei tempi

Mondadori, Milano 2005

Questo agile libro raccoglie alcune riflessioni del Cardinale Camillo Ruini. Nello specifico, le questioni salienti sono due: i nuovi scenari mondiali venuti drammaticamente alla luce con l’attentato dell’11 settembre 2001 e la questione antropologica relativa ai nuovi comportamenti etici. Alla luce di quanto evidenziato è importante “capire” il ruolo della Chiesa partendo proprio – spiega l’autore – da quel grande tornante che è stato il Concilio Vaticano II, quindi ripercorrere vari aspetti dei rapporti tra Chiesa, cultura e politica in cui la democrazia, la libertà e la pace diventano ingredienti basilari. Il Cardinale Ruini modula la sua riflessione suddividendo lo scritto in quattro parti, o momenti. La prima, la Chiesa in Italia: da Loreto ai compiti del presente, ricorda appunto il Convegno di Loreto nell’aprile 1985 in cui Giovanni Paolo II apre una fase denominata Nuova Evangelizzazione rivolta, in prevalenza, ad una società pluralistica e parzialmente scristianizzata dove la fede cristiana dovrebbe recuperare un ruolo-guida per il futuro. La caduta del muro di Berlino nel 1989 ha “prodotto” un cambiamento profondo nel mondo. Questi obiettivi sono stati rinnovati nel Convegno di Palermo nel 1995, dove la Chiesa si adopera per una crescita complessiva del popolo italiano e comunque – precisa l’autore – la fiducia di cui gode la Chiesa tra la gente è confermata dall’altissima percentuale di alunni che usufruiscono dell’insegnamento della religione cattolica e dell’8 per mille destinato ad essa. In questa prima parte del libro tra le grandi questioni emergenti si ricordano le tensioni geopolitiche divenute manifeste con l’attentato dell’11 settembre, e la questione antropologica che coinvolge il soggetto umano, in particolare il funzionamento del nostro cervello e i processi della generazione con richiami alla dignità dell’individuo nel mondo in contrapposizione al risveglio identitario provocato dalle minacce del terrorismo islamico e con un riconoscimento condiviso della fede cristiana che è profondamente amica dell’uomo, della sua libertà e della sua intelligenza. Nella seconda parte, A quarant’anni dal Concilio: ripensare il Vaticano II di fronte alle attuali sfide culturali e storiche, il Cardinale precisa che il Concilio segna un’epoca nuova nella vita della Chiesa, attingendo però molto dalle esperienze e dalle riflessioni del periodo precedente, in particolare dal pensiero di Pio XII. Lo scenario mondiale in cui la Chiesa si trova ad operare è molto cambiato; presenta un’articolazione molto complessa, infatti l’umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all’intero universo. L’apertura della Chiesa si rivolge: ai paesi ex comunisti con cui non si vuole tagliare tutti i ponti, alle nazioni in via di sviluppo, agli immigrati, a quelle nazioni come l’India e la Cina molto popolose e alle grandi religioni del mondo. Per quest’ultimo punto si ricorda il contributo fornito dal Papa attuale, quando al tempo era conosciuto come il Cardinale Ratzinger, attraverso il suo libro pubblicato nel 2003 dal titolo Fede Verità Tolleranza. Il Cristianesimo e le religioni del mondo, rivolto appunto al dialogo tra cattolici e le altre religioni. In La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri l’autore evidenzia un terzo grande fenomeno che prende il nome di globalizzazione, mentre il quarto è relativo alle biotecnologie che fanno parte dell’ultima rivoluzione scientifico-tecnologica. I governi quindi devono “confrontarsi” con questi quattro fenomeni della contemporaneità e su questo punto si era concentrato il discorso alle Nazioni Unite, tenuto il 5 ottobre 1995, dal Papa precedente. La pace non è soltanto l’assenza di conflitti armati, ma essa si costruisce su quattro pilastri: verità, amore, libertà e giustizia per creare appunto un’autentica democrazia a livello nazionale e internazionale come una famiglia di nazioni. L’ultima sezione è intitolata Religioni e culture: il coraggio di un nuovo umanesimo. Il tema della pace necessita di essere tradotto in termini politicamente efficaci, dall’etica si deve passare alla politica. Emanuela Ferrari

 

Due giovani, le cui vite sembrano così diverse e lontane, si incontrano quasi per caso. Il primo passo compiuto da Alice è l’invito ad una festa che Mattia, schivo e silenzioso, accetta con poca enfasi. Da quel momento le loro vite si avvicinano, alternate da momenti di condivisione e di lontananza; c’è un filo che li unisce e li porta a rincontrarsi nei casi di reale bisogno. L’elemento caratterizzante della storia è la sofferenza, il dolore radicato nell’animo dei due personaggi; questa é la chiave di lettura della vicenda narrativa racchiusa ne La solitudine dei numeri primi. Paolo Giordano, con uno stile efficace, riesce a trasmettere “momenti” di viva lettura. Stati d’animo, pensieri, azioni sono ben descritti e modulati da una rappresentazione dell’ambiente e dei personaggi secondari che fanno da sfondo, quasi ad incorniciare, la vicenda che si realizza. Con questo libro l’autore ha vinto il Premio Strega nel 2008. Alice fatica a camminare, tale difficoltà motoria diventa motivo di scherno delle coetanee; è la conseguenza di una caduta sulla neve per uno sport seguito per volere paterno. Mattia è un giovane molto dotato, ha una sorella gemella, Michela, con dei ritardi cognitivi molto accentuati. I compagni di classe lo isolano per paura della sorella. Un giorno i due sono invitati alla festa di un compagno. Mattia è contento, ma vorrebbe andare da solo. Ha un’idea: lasciare per poche ore la sorella nel parco, poi tornare a riprenderla. Non la ritroverà più…Inizia quindi il grande rimorso per aver preso quella decisione. Il tempo passa…Mattia ha una proposta di insegnamento in un corso di algebra e nel frattempo Alice sposa un medico, Fabio, e diventa una brava fotografa. I destini dei due giovani rimangono comunque legati; appena Alice ha bisogno di vederlo Mattia lascia tutto e parte.

Emanuela Ferrari

Paolo Giordano

La solitudine dei numeri primi

Mondadori, Milano 2008

 

Vinicio Sguazzi

La storia della banda musicaledi Suvereto

e la sua gente

 

Bandecchi e Vivaldi, Pontedera 2010

Dalla prefazione del libro di Vinicio Sguazzi, presentato il 3 settembre 2010, con il patrocinio del Comune, presso il chiostro di San Francesco a Suvereto:

Su Suvereto, antico borgo carico di storia, per certi versi paradigmatico dei millenari percorsi di una certa Toscana, sono stati scritti saggi coltissimi e scientificamente alti. Però – diciamoci la verità – la storia che i suveretani si raccontano e raccontano agli ospiti che, numerosi, ci rendono visita e non finiscono di meravigliarsi per la bellezza del centro medioevale, quella storia lì, quella storia che è memoria collettiva e identità della comunità, quella storia la conosciamo perché ce l’ha raccontata, per decenni, Vinicio Sguazzi. Il professore lo chiamavamo tutti, e molti, specialmente chi lo aveva conosciuto più recentemente, attribuiva questo titolo alla sua instancabile attività di ricercatore di storia locale. Dimenticandosi o ignorando che era stato per tanti anni, in realtà, professore di Educazione Fisica, aveva formato all’amore per l’attività sportiva centinaia di giovani della Val di Cornia e aveva animato una miriade di iniziative con una visione sociale dello sport che tanto bene ha fatto a questa terra…

Il Sindaco Giampaolo Pioli L’Assessore alla Cultura Federica Nocenti …

Vinicio Sguazzi, questo insolito personaggio dotato di erudizione, imbevuto di classicismo, godimento delle tradizioni, ma anche di misurata ironia, entusiasmo per il mondo di tutti i giorni, costellato di piaceri, sensazioni effimere, godimenti se vogliamo anche del corpo, lascia dietro di sé la scia consistente di un passaggio non avvenuto per caso, ma per una qualche ragione che non sta a noi comprendere…

Giuliana Matthieu (tratto dalla prefazione)

 

 

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