Recensioni novembre 2012

 

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Mario Testa

Dulcis Parthenope

Rolando Editore, Napoli

È il libro di Mario Testa, edito da Rolando Editore, quello che narra dell’Italia meridionale, dall’età greco romana alla borbonica. Mai perdere il bagaglio storico di una nazione, dove vivono ideali e passioni. I conflitti non distruggono le bellezze del territorio. In mezzo a pagine di storia prendono vita dipinti come quelli di Franz Ludwig Catel (Veduta di Napoli dalla tomba di Virgilio), di Jakob Philipp Hackert (L’eruzione del monte Vesuvio nell’anno 1779) o Joseph Mallord William Turner (Lago di Averno: Enea e la Sibilla). Una particolare attenzione va a Napoli, luogo di cultura tra glorie e dolori. Dalla Prefazione di Gabriella Testa: Ravvivare la memoria storica, per la quale nulla si comprende e nulla si costruisce, significa ricongiungere gli affanni e gli ideali del passato e del presente per ottenere, soprattutto in epoche logorate da conflitti e da squilibri, e prive di sincere passioni, il necessario stimolo per l’avvenire. Poi, Partenope, il mito della sirena. Il vento cade e splendono le rive Dell’isola ferace: ecco lusinga A fior dell’onda un canto melodioso E più sorride nell’azzurro il sole. “Non altra sosta, generosi eroi! Le stanche membra alfine riposate Perché le verità l’anima apprenda di natura divina e dell’eterno”. Dolci sembrano e sagge le parole: ma serrano le funi i marinai più vigorosi degli stessi inganni e muti fremono curvi sui remi. Si dispera la giovane sirena Per improvvisa ferita d’amore, invoca vanamente il prode Ulisse e l’avida passione affida ai flutti: “Solitudine è peggio della morte Plachi Nettuno il mio cuore dolente!”. Agile vento conduce la nave Dalle perfide coste ormai lontana; alla ninfa cullata dalle onde, ignara nella morte di sua pena offre Megaride asilo fiorito … ma quando perde il giorno le sue luci Partenope rinnova il triste canto.                  (Rachele Campi )

Un accorato atto d’amore verso la sua terra, puntualizzazioni politiche, di costume, letterarie, aneddotiche, ci fanno apprezzare il volume di Mario Testa quanto merita. La chiosa con i cenni storici non deve far pensare a una connotazione cronologica, in realtà l’autore ci regala una collana di piccoli saggi, leggeri e gradevoli alla lettura, spesso intrisi delle amare sfaccettature della realtà, ma sempre improntati al bello e alla morale, che non guasta. Ad una profonda conoscenza il professor Testa attinge per raccontarci queste perle, riunite in un contesto organico e tese a narrare della sua città la leggenda e la storia.                                                        (Arturo Molinari)

 

Stiamo vivendo in un periodo storico-politico molto critico, mi rivolgo in particolare al caso Italia, e al riguardo ritengo che forse la nostra attuale classe politica dovrebbe prendere spunto da quanto illustri studiosi del passato hanno scritto sul rapporto eletti-elettori. Le dinamiche si ripetono in ogni epoca e in ogni paese ma, a volte, capire il “ragionamento” di chi ci ha preceduto ci aiuta ad affrontare i problemi futuri. Ho trovato notevoli spunti di riflessione su quanto scrive Thoreau nel sintetico, ma esaustivo libello dal titolo Disobbedienza civile. Esordisce con un principio “il governo migliore è quello che governa meno”. Questa considerazione deriva da un ante-fatto: il governo nasce per convenienza pertanto non riuscirà quasi mai a fare qualcosa di buono, anzi lo sbaglio diventerà prassi comune. In base alla situazione che si crea al momento, ovviamente deve trattarsi di una realtà problematica, si forma il governo retto da una maggioranza che non è sinonimo di giustizia, bensì è l’antitesi del giusto, e allora la coscienza che ognuno di noi possiede che “ruolo” assume? Thoreau a questo punto del suo ragionamento, ci ricorda che prima di tutto siamo “uomini, poi cittadini”, di conseguenza si deve soddisfare l’impegno primario “di fare sempre e comunque ciò che si ritiene giusto”. Questo percorso logico conduce ad una riflessione sul diritto alla rivoluzione che guadagna strada quando l’obbedienza non è più possibile a seguito di un potere divenuto troppo tirannico e insufficiente. Thoreau ci proietta in un ragionamento ad alta voce: dunque sono arrivati tempi maturi affinché “gli uomini retti si ribellano”? Ci sono, di fatto, molti uomini virtuosi che possono aiutare la massa ad elevarsi. Uno strumento di cui possiamo avvalerci per manifestare il nostro dissenso è il diritto di voto, quindi – precisa l’autore – “date pienezza al vostro voto”. È importante “fare qualcosa, - puntualizza Thoreau – l’evoluzione è per l’appunto questo: qualcosa che al pari della nascita e della morte, sconvolge l’organismo” e ricordiamo inoltre che “non importa quanto piccolo possa apparire il primo passo: ciò che è fatto, se è stato fatto bene, dura per sempre”.                  (Emanuela Ferrari)

 

Henry David Thoreau

Disobbedienza civile

Editori Internazionali Riuniti, Roma 2012

 

 

Sandra Mazzinghi

L'orizzonte rubato

Manidistrega Editrice, Livorno

 ...Metto ben volentieri la mia tragica storia nelle tue mani, amica mia preziosa, forse perché aspettavo la tua domanda da più di trent’anni! Voglio scrivere questa storia per dimostrare che è possibile vivere dopo violenze del genere, che la speranza non mi ha mai abbandonata, neanche quando lui mi teneva vicino a sé nuda nel letto e pensava al proprio sporco piacere...

Sono parole forti, ma non esiste un modo migliore per far capire quanta violenza fisica e psicologica un uomo-mostro possa esercitare su di una giovane donna, in questo caso sulla propria figlia. Questa è la prima opera di Sandra Mazzinghi, dove inquietudine e realtà si scontrano crudelmente per far ben presto i conti con una piaga sociale di cui ancora oggi si parla poco. Lo stupro merita condanna. Chi lo subisce può anche togliersi la vita, ma non è questo il caso. La protagonista del libro di Sandra, edito dalla casa editrice livornese Manidistrega, nonostante abbia subito per anni violenze di ogni tipo da parte del padre, riesce a vivere e a crearsi una famiglia. Sì, l’orizzonte le è stato rubato, ma l’anima e il cuore sono più forti e tamponano la crudeltà dei mostri. Una storia vera che insegna a reagire e che punta i riflettori su di una giustizia che di fronte a certe criticità deve necessariamente adoperarsi.                         (Rachele Campi)

 

La vicenda narrata nel libro di Ammanniti coinvolge numerosi personaggi che – a mio avviso - rivestono tutti un ruolo importante; iniziamo a conoscerli… Mantos, nome di battesimo Sergio Moneta, lavora nel mobilificio della moglie, Serena, da cui ha avuto due gemelli. Non si trova con la sua famiglia, si sente un estraneo quindi passa molto tempo al bar dove incontra gli amici della setta di Abaddan di cui fa parte, insieme a Zombie, di nome Edo, Silvietta e Murder. Inizialmente il gruppo era più nutrito poi, con il passare del tempo, perde di vitalità. Coloro che continuano ad esserne parte sentono la necessità di fare qualcosa di spettacolare, di realizzare una azione storica… L’occasione giusta è datata 29 aprile con la festa a Villa Ada a Roma organizzata da Sasà Chianni, un personaggio che si è arricchito mettendo insieme due professioni: immobiliarista e mafioso. Per tale evento saranno invitati personaggi di grido ed alte autorità. Cosa accadrà durante l’atteso safari adibito per gli ospiti? Ammanniti sottolinea con maestria luoghi, situazioni e personaggi dai tratti quotidiani e li amalgama creando una miscela veramente esplosiva! Lascio al lettore la curiosità di sfogliare le pagine di questo libro che farà riflettere…

(Emanuela Ferrari)

Niccolò Ammanniti

Che la festa cominci

Einaudi, Torino 2009

 

 

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