Recensioni novembre 2014

 

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Daniela Monachesi – Brughiera dell’anima – Ibiskos Ulivieri, 2013

  “Brughiera dell’anima” è titolo en plein air, quale importante tessera simbolica e me-taforica per comprendere come il tema terreno si leghi a quello spi-rituale e dell’anima. Con esso, la poetessa Daniela Monachesi, riesce a cogliere il mondo fascinoso e magico della natura, quale anello di congiunzione nell’incanto fiabesco e nel suo essere più intimo, tramite un viaggio in ogni direzione del tempo e della memoria al fine di rigettare la staticità, il lato negativo della vita e il suo possibile ripetersi. Tale raccolta che ha ricevuto il premio speciale Pianeta donna dal concorso letterario internazionale Montefiore 2013, è divisa in tre sezioni rispettivamente intitolate “Paesaggi (Visiva fe-deltà e surreali accenti)” “Pensiero al quadrato” e “Stupori al vento”corredati da alcuni noti dipinti come a consolidare, anche esteticamente, un cammino di ricerca attenta e colta da parte dell’autrice in piena gioia visiva. Della prima sezione citiamo alcuni esempi, tra i molti possibili,come i versi dell’incipit della lirica “Di gelsomini le scale”che testualmente recitano Di gelsomini le scale, di oleandri/il cortile in sguardi riflessi a scie/ di fiori profumati: è un’attesa/ da pace presa. Oppure come in “Quiete” nel cui incipit è scritto Sorella del silenzio/quiete della sera,/a manto sole ancora./Barriere rombi di ore./Incompresi del giorno/custodisci i mille segreti./ dove la poeticità coincide con una realtà fertile e matura, pronta a essere alimentata dalla memoria, secondo immagini quale genius loci fissato nella bellezza e nella dolcezza del silenzio esteriore, poiché quello interiore è echemetia volta alla conoscenza. Nella seconda sezione caratterizzata da liriche molto significative che si snodano in una realtà trasfigurata dalla bellezza della natura, vi è presente una sentita e sincera tematica esistenziale che si muove anche per astrazioni poiché la poetessa apre generosamente i cassetti del baule segreto, per offrire ai fruitori la possibilità di comprendere e dialogare con il suo animo secondo un confronto che ha valore universale. A conforto della nostra tesi citiamo alcuni versi centrali della lirica “Venne giogo” che recitano Venne giogo come/ a infrangere d’onda/i cristalli; di petali/cenere la rosa nera/era e avvizzì anche/la pelle di virtù fatta/secca e inetta. dove ci commuove “la rosa nera” che già sottende un’avvertita assenza. Non mancano poesie di timbro sociale ed ecologico come “Pedaggio”, “Spine di sassi”, “Libera energia” e altre che non citeremo, volte a testimoniare un’intelligenza vigile, partecipe alla vita del pianeta Terra e dei suoi abitanti. Anche nella terza sezione, l’ambiente naturale, che dà tono ed espressione alle liriche, è tipicamente marchigiano, come acclara la stessa poetessa alla fine dell’introduzione di questa raccolta. Il naturalismo espresso tra pulsioni di colore e materia rappresenta la purezza di una regione viva e quasi incontaminata: Scrive infatti la poetessa nell’incipit della lirica “I fiori del tempo” Mille e mille le notti della luna./Senza fine le volte dell’acqua/ sotto i ponti; il sole a nascere e/ morire nei giri eterni della terra./ Colgo i fiori del tempo nella cura/ di ferite appassiti, a beltà rinati. quasi a fissare quell’eterno divenire e il panta rei che anima la storia del pianeta e dell’umanità. Sarebbero veramente molte le liriche da citare, poiché ricche di bellezza, quale cifra del mistero e del richiamo del Trascendente nelle quali si svelano e si rivelano immagini liriche ora leggere, altre volte più forti per coinvolgente emotività. Tutto un modus operandi caratterizzato da un neoermetismo individuale, questo di Daniela Monachesi che ci riporta tout-court ai profumi e alle difficoltà della vita, nell’armonioso dispiegarsi di immagini rare, seconda una situazione dinamica, vitalistica e fantastica che fluisce in un ordine complesso ma ossimoricamente reale.

Lia Bronzi

 

 

 

 

Mario Testa – ITINERA  Tra mondo antico e moderno –

Rolando Editore, Napoli, 2013

Ecco che Mario Testa ci propone un altro interessante volume, un’intensa e puntuale collana di brevi saggi che ripercorrono la storia dell’umanità. Una storia in itinere, appunto, iniziata con l’avvento dell’homo sapiens ma trascritta solo da poche migliaia di anni. Da un’introduzione che ricorda  l’esaltante percorso del “libro” come  messaggero del sapere, l’autore percorre ogni esperienza religiosa, filosofica e scientifica dell’umanità di cui facciamo parte, in trattazione ampia e colta, piacevole alla lettura, ricca di note e di bibliografia. Anche se l’incipit recita “Dall’Australopithecus all’Homo sapiens…” e l’ultimo capitolo termina con l’apocalittica catastrofe cosmica proposta da Italo Svevo nel libro “La coscienza di Zeno”, è inutile, come al solito, cercare un ordine cronologico all’interno di questi due eventi marcatori di un inizio e di una fine temporale, posto che il tempo sia anch’esso invenzione umana. Val meglio godersi le considerazioni sui Sofisti e la trattazione dei vari metodi per misurare il tempo, condividere la preoccupazione dell’autore sull’inquinamento che aggredisce la nostra salute ma distendersi insieme con la lettura delle elegie di Properzio. E ancora, scoprire nuovi significati di miti e fiabe, rileggere la poetica pascoliana alla luce di vecchie e nuove critiche oppure cercare una via d’uscita per non restare stritolati “nell’insanabile frattura tra spirito e materia”, per usare parole dell’autore che sembra mettere un accento particolare sul possibile primato della materia, per sua natura corruttibile e destinata all’estinzione. Pessimismo? No, se leggiamo il capitolo su “Ottimismo e pessimismo”. Semplicemente diverse impressioni e sensazioni motivate da diversi punti di vista, modi di sentirsi ed essere. Ma tutto è umano, anche la percezione del bene e del male, le contraddizioni e l’istinto di sopravvivenza, però affrontando queste fonti di disperazione ci viene in soccorso un paradosso, la fede.

Conclude il libro un interessante saggio di Federica Testa “Il mondo poetico di William Butler Yeats”. W.B.Yeats, poeta e drammaturgo irlandese è considerato tra i più grandi del XX secolo e l’autore narra brevemente i passi salienti della sua vita e della sua opera letteraria.

 Arturo Molinari

 

 

 

 

Giovanni Gussone – Le piante vascolari spontanee e coltivate nell’isola di Inarime – La Rassegna d’Ischia

 È pervenuto in Redazione l’interessante volume edito dalla Rassegna D’Ischia dal titolo Le piante vascolari spontanee e coltivate nell’isola di Inarime (cosidetta dagli Arimi che un tempo l’abitarono) e conosciuta dagli antichi con il nome di Pithecusae per la produzione dei vasi di creta o di arenaria per esservi approdate le navi di Enea o per l’abbondanza di vini, ora chiamata Ischia per la sua forma simile all’osso dell’anca. Il testo, molto particolareggiato e articolato, riproposto da Giovanni Gussone, per la traduzione dal latino di Raffaele Castagna, ha il pregio di essere una lettura immediata non soltanto per gli studiosi della botanica, ma anche per i conoscitori e i cultori di questa branca scientifica, nonché per i semplici studio-si della materia. Il testo è corredato da molte tabelle descrittive, da numerose fotografie riproducenti le specie vegetali endemiche, le pinete e i parchi, il verde pubblico e privato, gli orti e i giardini e da molti articoli estratti dalla Rassegna D’Ischia che, attraverso l’impegno del Direttore Raffaele Castagna, sono stati riuniti in una pubblicazione organica.

Giuliana Matthieu

 

 

 

 

Mimma Pallavicini – 30 segreti del giardiniere - Vallardi Ed.

 “30 segreti del giardiniere. Piccoli e comodi espedienti di chi se ne intende”, questo il titolo di una piacevole pubblicazione per gli appassionati del giardinaggio, scritta da Mimma Pallavicini, un’autorità indiscussa del giardinaggio, edito da Vallardi. Ogni arte ha i suoi segreti, e il giardinaggio, che pure è un’arte, non fa eccezione. I segreti del giardinaggio si scoprono praticandolo giorno dopo giorno con costanza e passione: il neofita vorrà produrre da sé le piantine, e quindi apprenderà tutti i modi di seminarne i semi, combattendo contro i parassiti e gli ospiti indesiderati, cercando di conferire al giardino un aspetto nuovo e originale, personalizzato, imparando i segreti dell’allestimento e della decorazione. Ogni problema che si presenta e ogni gesto che regola le attività di giardinaggio accumulano nuova esperienza e aprono a nuove conoscenze. Il volume è suddiviso in più parti: - I segreti di animali e piccoli apprendisti, - I segreti del giardino, - I segreti dello stile, - I segreti della decorazione, - Il decalogo del giardiniere.

Cristina Battaglini

 

 

 

 

Giusy di Dio - L'amore liquido - Odissea Digital

E-BOOK

Bizzarro e prepotente questo libro d’esordio di Giusy Di Dio, originale anche, per quel suo modo di scrivere in seconda persona, come se la voce narrante fosse situata al di fuori dal contesto: un intervento extradiegetico che dura 12 capitoli su 13, eppure tanto appassionato e partecipe delle poche gioie e delle molte tristezze che a volte costellano la vita di un uomo. Infatti il protagonista è un uomo di nome Andrea, un artista, più precisamente un pittore evidentemente conosciuto poiché vive dei proventi della sua arte. La pittura entra più che marginalmente nel quadro, non solo per narrare lo stato d’animo che accompagna le sue esperienze amorose, ma anche per descrivere e attenuare la tristezza di un fallimento. Il libro infatti inizia con una separazione: lasciato dalla moglie Silvia e incapace di riallacciare il legame amoroso, l’artista si trova a dover ricostruire una vita che prima era stata permeata dalla presenza di lei, come innumerevoli suoi quadri ne erano il ritratto. Scandito nell’arco di dodici mesi che danno il titolo ad altrettanti capitoli, più una conclusione rivelatrice, il libro è un’accusa, larvata e sofferta, verso chi fugge ai dolorosi doveri della propria esistenza chiudendosi dentro una personale solitudine, ancorché piena di fantasmi siano essi impulsi artistici o recriminazioni tardive o egoismi camuffati da gelosie. Come nel saggio del 2003, Amore liquido di Zygmunt Bauman, i protagonisti di questo amore narrato da Giusy Di Dio temono gli impegni di una relazione stabile pur sapendo che solo in essa troveranno la sicurezza di cui sentono il bisogno, temono l’amore come mancanza di libertà e quindi fonte di insicurezza. Un altro elemento importante l’autrice mutua da Bauman, il concetto che non si impara a voler bene, ma chi possiede questo sentimento ama anche se stesso. Ma l’autrice non scrive un saggio né un libro d’amore, scrive piuttosto un libro sul desiderio insoddisfatto di amare da parte di una persona che tale sentimento non possiede e Andrea, che forse non ama veramente neppure la sua arte, si annulla anche in quella con espressioni grottesche e sfuggenti, come infatti è sfuggente questo amore, quello liquido appunto, che della sua presenza lascia solo un umido ricordo ma che non potrà mai appartenere come oggetto estraneo al sé a chi non lo possiede nella propria interpretazione di trasporto affettivo. L’amore liquido non è un libro d’amore, ma forse lo è, lo si capisce solo alla conclusione che qui non vogliamo anticipare, lo si intuisce nella scrittura avvincente e molto realistica, quasi brutale, delle disavventure di Andrea, pittore di corpi e di betulle, che aveva dipinto lo scenario della propria esistenza con figure e colori ingannevoli, che si era nascosto la realtà avvolgendosi in una tela dove, invece che protezione, aveva trovato la solitudine e con essa Lola, la sua amante cedevole e fugace, vischiosa e liquida. Con una prosa asciutta e diretta che l’uso frequente di metafore non riesce ad addolcire, con un impeto rancoroso che solo al finale trova la sua spiegazione, il libro, solo disponibile in formato elettronico, è di facile lettura, strutturato come uno sfogo breve e intenso, una sfida al lettore, come un plot di cui si intravvedono gli elementi solo verso la fine.

Arturo Molinari

 

 

 

 

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