Recensioni novembre 2014 |
Daniela Monachesi –
Brughiera dell’anima – Ibiskos Ulivieri, 2013 Lia Bronzi
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Mario Testa – ITINERA Tra mondo antico e moderno – Rolando Editore, Napoli, 2013 Ecco che Mario Testa ci propone un altro
interessante volume, un’intensa e puntuale collana di brevi saggi che
ripercorrono la storia dell’umanità. Una storia in itinere, appunto, iniziata
con l’avvento dell’homo sapiens ma trascritta solo da poche migliaia di anni.
Da un’introduzione che ricorda
l’esaltante percorso del “libro” come
messaggero del sapere, l’autore percorre ogni esperienza religiosa,
filosofica e scientifica dell’umanità di cui facciamo parte, in trattazione
ampia e colta, piacevole alla lettura, ricca di note e di bibliografia. Anche
se l’incipit recita “Dall’Australopithecus all’Homo sapiens…” e l’ultimo
capitolo termina con l’apocalittica catastrofe cosmica proposta da Italo Svevo
nel libro “La coscienza di Zeno”, è inutile, come al solito, cercare un ordine
cronologico all’interno di questi due eventi marcatori di un inizio e di una
fine temporale, posto che il tempo sia anch’esso invenzione umana. Val meglio
godersi le considerazioni sui Sofisti e la trattazione dei vari metodi per
misurare il tempo, condividere la preoccupazione dell’autore sull’inquinamento
che aggredisce la nostra salute ma distendersi insieme con la lettura delle
elegie di Properzio. E ancora, scoprire nuovi significati di miti e fiabe,
rileggere la poetica pascoliana alla luce di vecchie e nuove critiche oppure cercare
una via d’uscita per non restare stritolati “nell’insanabile frattura tra
spirito e materia”, per usare parole dell’autore che sembra mettere un accento
particolare sul possibile primato della materia, per sua natura corruttibile e
destinata all’estinzione. Pessimismo? No, se leggiamo il capitolo su “Ottimismo
e pessimismo”. Semplicemente diverse impressioni e sensazioni motivate da
diversi punti di vista, modi di sentirsi ed essere. Ma tutto è umano, anche la
percezione del bene e del male, le contraddizioni e l’istinto di sopravvivenza,
però affrontando queste fonti di disperazione ci viene in soccorso un
paradosso, la fede. Conclude il libro un interessante saggio di Federica
Testa “Il mondo poetico di William Butler Yeats”. W.B.Yeats, poeta e
drammaturgo irlandese è considerato tra i più grandi del XX secolo e l’autore
narra brevemente i passi salienti della sua vita e della sua opera letteraria.
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Giovanni Gussone – Le piante vascolari spontanee e coltivate nell’isola di Inarime – La Rassegna d’Ischia Giuliana Matthieu |
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Mimma Pallavicini – 30 segreti del giardiniere - Vallardi Ed. Cristina Battaglini
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Giusy di Dio - L'amore liquido - Odissea Digital E-BOOK Bizzarro e
prepotente questo libro d’esordio di Giusy Di Dio, originale anche, per quel
suo modo di scrivere in seconda persona, come se la voce narrante fosse situata
al di fuori dal contesto: un intervento extradiegetico che dura 12 capitoli su
13, eppure tanto appassionato e partecipe delle poche gioie e delle molte
tristezze che a volte costellano la vita di un uomo. Infatti il protagonista è
un uomo di nome Andrea, un artista, più precisamente un pittore evidentemente
conosciuto poiché vive dei proventi della sua arte. La pittura entra più che marginalmente
nel quadro, non solo per narrare lo stato d’animo che accompagna le sue
esperienze amorose, ma anche per descrivere e attenuare la tristezza di un
fallimento. Il libro infatti inizia con una separazione: lasciato dalla moglie
Silvia e incapace di riallacciare il legame amoroso, l’artista si trova a dover
ricostruire una vita che prima era stata permeata dalla presenza di lei, come
innumerevoli suoi quadri ne erano il ritratto. Scandito nell’arco di dodici
mesi che danno il titolo ad altrettanti capitoli, più una conclusione
rivelatrice, il libro è un’accusa, larvata e sofferta, verso chi fugge ai
dolorosi doveri della propria esistenza chiudendosi dentro una personale
solitudine, ancorché piena di fantasmi siano essi impulsi artistici o
recriminazioni tardive o egoismi camuffati da gelosie. Come nel saggio del
2003, Amore liquido di Zygmunt
Bauman, i protagonisti di questo amore narrato da Giusy Di Dio temono gli
impegni di una relazione stabile pur sapendo che solo in essa troveranno la
sicurezza di cui sentono il bisogno, temono l’amore come mancanza di libertà e
quindi fonte di insicurezza. Un altro elemento importante l’autrice mutua da
Bauman, il concetto che non si impara a voler bene, ma chi possiede questo
sentimento ama anche se stesso. Ma l’autrice non scrive un saggio né un libro
d’amore, scrive piuttosto un libro sul desiderio insoddisfatto di amare da
parte di una persona che tale sentimento non possiede e Andrea, che forse non
ama veramente neppure la sua arte, si annulla anche in quella con espressioni
grottesche e sfuggenti, come infatti è sfuggente questo amore, quello liquido
appunto, che della sua presenza lascia solo un umido ricordo ma che non potrà
mai appartenere come oggetto estraneo al sé a chi non lo possiede nella propria
interpretazione di trasporto affettivo. L’amore liquido non è un libro d’amore,
ma forse lo è, lo si capisce solo alla conclusione che qui non vogliamo
anticipare, lo si intuisce nella scrittura avvincente e molto realistica, quasi
brutale, delle disavventure di Andrea, pittore di corpi e di betulle, che aveva
dipinto lo scenario della propria esistenza con figure e colori ingannevoli,
che si era nascosto la realtà avvolgendosi in una tela dove, invece che
protezione, aveva trovato la solitudine e con essa Lola, la sua amante cedevole
e fugace, vischiosa e liquida. Con una prosa asciutta e diretta che l’uso
frequente di metafore non riesce ad addolcire, con un impeto rancoroso che solo
al finale trova la sua spiegazione, il libro, solo disponibile in formato
elettronico, è di facile lettura, strutturato come uno sfogo breve e intenso,
una sfida al lettore, come un plot di cui si intravvedono gli elementi solo
verso la fine. Arturo Molinari
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