Recensioni novembre 2018

 

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Einstein e io - Gabriella Greison

In un  interessante volume divulgativo edito da Salani, "Einstein e io", Gabriella Greison, fisica, scrittrice e giornalista professionista, laureata in Fisica a Milano e per due anni a Parigi all'Ecole Polytechnique, ripercorre le vite di Albert Einstein e della moglie Mileva Maric, unica donna ammessa al corso di laurea in Matematica e Fisica nel 1896 al Politecnico di Zurigo dove Einstein è appunto un suo çompagno di classe. ­E là che si conoscono, e si innamorano tra i banchi di scuola. A quei tempi la vita non è facile per una donna che desideri intraprendere degli studi ed una carriera in ambito scientifico, ma Mileva è una donna intelligente e tenace. Mileva e Albert si sposano, hanno dei figli, Albert Einstein inizia a lavorare sulla teoria della relatività ristretta. Mileva condivide i pensieri di Einstein e ascolta Einstein raccontare delle ricerche portate­ avanti da alcuni altri colleghi, come Max Planck che cerca di stabilire una connessione tra la temperatura di un corpo e la luce che esso irradia. Poi il divorzio tra Einstein e Mileva, e la nuova vita di­ Einstein, che lo porterà al Nobel e al successo. Ma Mileva continua a sfiorare le vite di altri scienziati, come Marie Curie, e ad avere memoria della sua vita e della scienza.

Cristina Battaglini


 

 

 

Enrico Marco Cipollini-  Viaggiarsi dentro (una traccia per ricercar-si)

Sin dalle prime pagine assaporo la friabilità dell'esserci ove tutto diviene solubile come pensa Zygmunt Bauman, ma in tale friabilità dell'esistenza soggetta alle leggi di un mercato globale al quale necessariamente non ci si deve piegare per non confondersi nelle relazioni affettive attraverso le quali veniamo determinandoci seppur nella friabilità dell'esistenza, come "esser-ci nel mondo". Dispongo in tal senso il mio sentire a ricevere il pensiero di Cipollini che si delinea ed emerge nella sua potente umanità, tra le pagine di questo suo testo. Invito bene augurante a intraprendere il viaggio all'interno della propria finitudine cogliendo e calcolando nella "maraviglia" i propri limiti e le proprie paure che il viaggio medesimo comportano. Il Cipollini sospinge il lettore attraverso la sua riflessione filosofica, percorrendo gran parte del pensiero "dell'amore per la sapienza" ad entrare in confidenza con il proprio "sentire"­­ che ci comunica proprio la friabilità dell' esser-ci, friabilità che se intimamente percepita nella sua profonda umanità, poiché la meraviglia dimora nell'esser-ci, il viaggio condurrà destinalmente l'umano alla meta finale della morte intesa come compimento del viaggio lungo i luoghi della friabilità dell'essere. Ed è in questo mirabile condursi dentro, nella differenza tra un perdere e un conquistarsi, che ci veniamo formando come capolavoro dell'esserci.­ E che cos'è l'esistenza se non un "esser-ci per la morte" di heideggeriana memoria?

Gabriele Di Piero

 

 
 

Valerio Rossi - L'asino e il moschetto - Edizioni B6l2

Un documento prezioso per capire che cosa è stata l'esperienza storica e umana della Resistenza. Un racconto collettivo, tragico e crudo a tratti, ma che non perde mai quell' inconfondibile vena di delicata ironia. Il ritorno dello scrittore Valerio Rossi, ex dirigente del Servizio finanziario del comune di Piombino, dopo il suo primo libro Il governatore (1991). Molte le opere sulla Seconda guerra mondiale e sulla Resistenza italiana, ma stavolta lo scrittore ci sorprende rievocando il periodo attraverso brevi racconti che riportano la voce della sua famiglia, rivelante ai lettori la veridicità di tante storie narrate con gli occhi di chi ha vissuto quell'importante e crudo momento storico. Vicende che hanno avuto luogo tra le colline toscane, narrate con precisione e sguardo attento, ma anche con quella sfumatura di tenerezza che trasforma la storia generale in una versione originale e valida soprattutto a livello scolastico.­ Un libro di grande spessore dove storicità, guerra e vita si incontrano donando un prezioso contributo per vincere l'indifferenza e l'omertà serbate ancora oggi verso tali periodi storici. Un libro­ che lascia un messaggio diretto soprattutto ai più giovani, che non devono restare indifferenti a tutto ciò, per cui uomini e donne hanno combattuto per avere un paese democratico, dove potesse esistere la libertà di opinione, cancellando vent'anni di dittatura. Un romanzo che sottolinea valori ormai quasi dimenticati come libertà, pace, uguaglianza, solidarietà denunciando il­ fascismo e i suoi eccidi e analizzando l'occupazione e il ruolo fondamentale della Resistenza italiana. La prefazione del libro è curata dallo storico Stefano Gallo, mentre la postfazione è scritta da Ado Grilli, affezionato amico dell'autore. Il libro rappresenta una preziosa bussola in mezzo a un incerto e smarrito presente.

Francesca Ghiribelli

 

 
 

Pier Fernando Giorgetti - Lutero e la Riforma. Lo spirito del germanesimo nel rigetto del Rinascimento, 2017- ETS Pisa

Il significato profondo, ed assolutamente nuovo, del volume Lutero e la Riforma - appena apparso nelle edizioni ETS di Pisa - è indicato dal sottotitolo: "Lo spirito del germanesimo nel rigetto del Rinascimento". L'opera legge Lutero e la Riforma alla luce delle tonalità psicologiche e culturali con le quali il germanesimo, in tutto un precedente millennio di storia, aveva plasmato lo spirito tedesco, rendendo problematico - a cominciare dal senso della fatalità degli eventi e dal­ culto del destino - il suo rapporto con lo spirito della latinità e della cristianità, che, pure, aveva influenzato la Germania fin dai tempi di San Colombano e di San Bonifacio. Il Cinquecentenario della Riforma è pertanto riletto in un rapporto del tutto nuovo con la grande età dell'Umanesimo e del Rinascimento, al seguito di un radicale riesame anche del rapporto tra Antichità classica e Medioevo. L'implacabile contestazione della Chiesa nella Riforma trova pertanto - in questo lavoro - la sua prima radice nell’incompatibilità del germanesimo con tale spirito del Rinascimento, con le figure della sua latinità e con il grande ideale dell’'umanità una", nato con l' ellenismo e tradotto dalla Chiesa delle origini in linguaggio cristiano. Pur nell' estraneità alle creazioni dell'Umanesimo sul terreno delle humanae  litterae, sul­ piano delle arti l'avvicinarsi del Rinascimento al suo apogeo aveva coinciso anche in Germania con un periodo di grandissima effervescenza e di incontri diretti con gli artisti dell'Italia umanistica e rinascimentale. A cominciare da Dürer, maestri del livello di Leonardo, Raffaello, Tiziano, Michelangelo, erano divenuti gli indispensabili interlocutori di arte e di dottrine estetiche nelle floridissime città tedesche, ricche di arte e di storia, che da sempre il Reno aveva unito, facendo di Basilea il principale centro di influenza culturale e civile. E fu a Basilea che Dürer si nutrì dei nuovi ideali estetici e religiosi del Rinascimento italiano, da lui espressi nell'Autoritratto con pelliccia del 1500 , riprodotto nella copertina di questo volume. L'apparire in esso come un Cristo benedicente non era blasfema empietà, ma celebrazione della magnificentia hominis, quale dono fatto da Dio all'uomo di quella bellezza che Dürer inseguì per tutta la vita e che, nel celebrarla in sé, intese come rinascimentale ed universale omaggio all' humanitas quale talis, poco prima che essa fosse tanto contestata dalla Riforma. Era il grande ideale dell’'umanità una", che egli ebbe il dolore, negli ultimi anni di vita, di vedere crudamente respinto nei suoi stessi capolavori dall'implacabile contestazione della dignitas dell'uomo e dei segni dell' arte e della bellezza, nei persecutori tumulti iconoclastici della distruzione delle immagini.­­Nascere con l'uomo, tramontare con l'uomo: questa, di fronte allo spirito del germanesimo, fu la parabola del Rinascimento a Basilea e in Germania.

 

 
 

Ottovolante  l0 testimonianze di vita- Gianluca Giunchiglia

Non li chiamerei racconti nel vero senso della parola, sono piuttosto testimonianze di vita raccontate a fior di labbra per non disturbare il lettore che si avvicina al libro. I titoli stessi sono frasi incisive che graffiano dentro quando ci si avvicina, ma niente di particolarmente complicato o complesso, perché è della vita, di questo strano percorso di giorni e di anni che l'autore, investito anche della sua qualifica­ di pedagogista vuol raccontare. La vita che si assapora tutti i giorni, che si fa largo attraverso gli anni e ci lascia talvolta un sapore di amaro o di dolce in bocca. E allora ci avviciniamo quasi in punta di piedi alle sue storie, semplici a volte, difficili altre, ma sempre costruite con il tessuto umano di cui Gianluca è fatto e noi lo stesso. E allora si comprendono le sue piccole storie, niente di eccezionale, banali talvolta, aspre­ talaltra, ma sempre umane perché è dell'uomo che lo scrittore parla. Amori semplici e giovanili, che si vestono di sensualità (Ottovolante) struggenti Giulia dove sei?, malinconie inespresse che martellano dentro Piccole cose nel dolce ricordo di una tranquilla infanzia, e ancora la drammaticità appena toccata ma evidente di Lenzuola bianche. E tutto trattato in punta di forchetta, quasi l'avvenimento che fa parte dell' umanità fosse già digerito ancor prima di essere gustato. E allora il titolo di questa deliziosa raccolta dove si nota la professionalità di chi il mestiere di pedagogista lo sa fare bene, è del tutto giustificato.­ Ottovolante, la velocità del passaggio sulla terra, la transitorietà dei sentimenti e il desiderio mai soddisfatto di novità e cambiamento, perché noi siamo sull'Ottovolante, e non ci stanchiamo mai di girare con lui in troppa fretta talvolta.­­ Ma di lì bisogna scendere e i personaggi di Gianluca scendono tutti: chi prima chi dopo.

Giuliana Matthieu

 

 
 

Margherita d'inverno: la primavera dell' essere, tra realtà e fantasia Paolo Pampana - Ibiskos Ulivieri Empoli

Margherita: il fiore che, per antonomasia, rievoca il ciclico ritorno della primavera, della vita che si risveglia, riconciliandosi col suo ritmo naturale, dopo la forzata quanto taumaturgica parentesi del letargo. Ma pochi sanno che fiorisce anche d'inverno. Così, in perenne bilico tra le stagioni dell' essere, è Antonio, protagonista e narratore di questa storia, giostrata sempre sul filo della sovrapposizione tra realtà e fantasia, concretezza fidata e tangibile dei sensi e seduttiva, precaria immaginazione. Figlio di un'era che dona inconsapevolezza al presente ed alea al futuro, vittima di un'ancestrale quanto cronicizzata paura del buio, Antonio si muove, incerto e inappagato, lungo i marciapiedi  consueti dei giorni, a sprazzi ravvivati dai provvidi incontri con i pochi, sinceri amici in grado d'infrangere l'ovattato specchio della sua solitudine. Pervaso da sottili ma pervicaci inquietudini, alla febbrile ricerca di un'identità ostinata a sfuggirgli, s'illude di trovare sollievo al suo male senza nome tra le braccia di due donne, Teresa ed Alice: sirene affascinanti e misteriose, zingare danzanti sul palcoscenico di un sogno, diverse ma strenuamente condivise da un imprescindibile anelito di libertà che non ammette repliche, ancorato all' incolpevole e fisiologica volubilità del corso degli eventi, che dirotta i destini, erodendo la stabilità dei legami. Incompatibili con maldestri tentativi di classificazione, spiriti moderni e inafferrabili, cacciate e cacciatrici, avviluppano, ognuna a suo modo, mente ed anima del protagonista, indecisa pedina di un ardito gioco del desiderio che, malgrado ogni plausibile strategia, è sempre un passo avanti a lui, relegandolo a subire l'altalena irrisolta delle assenze e dei ritorni. Fin quando, coup de théàtre, entrambe le amanti non escono di scena. Ma, come l'esperienza della lettura ci ha d'altronde abituato, lungo la linea sottile che demarca i confini tra verità e finzione, niente è come sembra. E anche Antonio lo scoprirà sulla sua pelle, confuso, giorno dopo giorno, da una straniante percezione dell'onirico, attirato nel paradiso-inferno di un miraggio che, imperturbabile sfinge, semina più domande che risposte; arrivando a chiedersi, violando la razionalità delle sue rassicuranti convinzioni, se il potere della magia esista davvero, e se gli angeli camminino al nostro fianco, mascherati, nella loro uniforme terrena, da vecchi loquaci, richiamati dall'urgenza di salvarci da noi stessi, o se è solo il frutto dell'ennesima, solitaria bevuta di troppo al bar sotto casa. Una semplice parola, un segno per capire finalmente chi essere e dove andare, senza più l'oppressione della paura: questo ciò che Antonio chiede, anzi supplica, attraversando, come un fantasma, notti profumate di perché; vibrando all'unisono, come un diapason­­­­ umano, con gli echi soffusi della città dormiente; ricordando a tratti lo struggente "latin lover con la faccia da Beethoven" e il "cuore di cartone" che, sotto "occhi di stelle", assapora l'inedita malinconia del lungomare di Riccione, nel famoso brano dell' indimenticato Lucio Dalla. Mentre, spettatore discreto e fugace sullo sfondo, il gatto Euclide attende con usata pazienza il suo ritorno, elaborando con orgoglioso rimpianto, tra uno spuntino e uno sbadiglio, lo sterile teorema della sessualità arbitrariamente negata. Paolo Pampana, meritevole con questa­ opera del terzo premio nella rassegna per narrativa inedita "Autori per l'Europa" (edizione 2017, organizzata dal "Circolo Poeti e Scrittori" di Empoli, in collaborazione con la casa editrice "Ibiskos-Ulivieri"), con la sua prosa mobile, ricca di suggestioni, sfumata nell'afflato delle atmosfere e nell'intreccio dei dialoghi, si muove agilmente tra alterni piani narrativi, facendoci credere l'incredibile, portandoci, pagina dopo pagina, volutamente fuori strada insieme al protagonista, tingendo di giallo l'intera vicenda (ma niente spoiler, giuro), in un'indagine psicologica che sempre più ci coinvolge ed intriga, consci che un po' di Antonio, crisalide incapace di abbracciare il cielo, mutevole puzzle sofferente del pezzo mancante, divenutoci nel frattempo amico, viva tra le pieghe nascoste di ognuno di noi. Nelle fortezze inespugnate dei nostri silenzi, nell'ombra sussurrata dei ricordi, nello sfilare inconcludente dei pensieri, quando, sotto l'egida ingombrante di pesanti coperte, tardiamo ad assopirci, e il domani pare allontanarsi, dilatando col suo beffardo respiro lo spietato rintocco delle ore.­ Solo il rapporto con Valentina, altro personaggio cardine della storia, compagna solerte e innamorata, generoso scrigno di perduta memoria, aiuterà a schiudere il sipario fino ad allora taciuto, e a ricongiungere Antonio, in un' insperata catarsi, con i segreti del suo passato, ovunque essi decideranno di portarlo. Fosse anche verso il recondito richiamo di una misteriosa donna vestita di nero, immortalata dalla conciliante eternità di un quadro. Preparando il terreno a quel seme fecondo che, ormai da troppo tempo, attende, senza colpa, la sua primavera.

Francesca Migliani

 

 

 

 

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