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Osvaldo Peruzzi

 

 

 

 

 Hanno scritto di lui:

 

 "...libero dalla secche descrittivistiche di altri suoi compagni di strada, Peruzzi, con originali sintesi formali come il bacio di Mata-Hari degli anni '80, ricche di componenti visionarie, quasi nonagenario ci convince che il futurismo è ancora giovcane e che con la sua arte è riuscito a vincere la struttura entropica del tempo: per lui infatti il passato è futuro..." (Mario Pinottini)

 “…la trasfigurazione delle percezioni nella spazialità cosmica assume nella pittura di Peruzzi, negli anni quaranta, un rinnovato equilibrio strutturale di volumi e ritmi, nella proiezione tridimensionale di immagini e sogni, di liriche energie simultanee, di analogie simboliche…” (Marida Faussone)

“…una pittura, quella di Osvaldo Peruzzi che parte proprio da motivazioni progettuali anche quando sembra che il quadro si ponga solo come un fatto poetico…” (Fernando Miglietta)

“…il rigore compositivo del Peruzzi è, appunto, oggi, più disteso in questa vocazione di canto, trasfigurato in una realtà di fiaba e di complesse emozioni, che di Peruzzi fanno una delle figure più notevoli e indicative…” (Marcello Landi)

“…Peruzzi, uno dei giovani aeropittori futuristi più ricchi di stupefacente invenzione continua. Potenza eccezionale di aeropittore, egli s’impadronisce dell’infinito da lui geometrizzato vetrosamente e cristalloformamente a colpi d’intuito misterioso e quasi stregonico…” (Forte dei Marmi, 1941. F.T. Marinetti)

“…ora di tutti i pittori della seconda generazione futurista, quello che più si è informato al concetto di simultaneità e che più forte ha avvertito il bisogno di simultaneità, è stato ed è Osvaldo Peruzzi: il quale del resto fissò i caposaldi della sua estetica in un suo proprio manifesto futurista del 1941…” (Gino Agnese)

“…cosicché  ogni suo dipinto si propone sempre come una vera e propria proiezione cinematografica, del suo immaginario visivo, costituito da ricordi soggettivi e oggettivi, da emozioni e  sensazioni, da momenti, tutti aspetti di cui il pittore sa captare e restituire i ritmi formali e dinamici quasi sempre…” (Giorgio Di Genova)

“…lo ‘splendore geometrico’ in effetti per Peruzzi è soprattutto chiarezza geometrica della visione, limpidezza di una fantasia controllata. Ed è chiarezza stessa, limpidezza dell'impianto cromatico: che non vuole dire necessariamente colore càmpito, giacché è anzi organizzato attraverso sfumature, trapassi quasi in certo modo chiaroscurali, ma colore pulito, limpido appunto, e perciò di grande efficacia lirica suggestiva..." (Enrico Crispolti)

"...un futurista fuori del tempo? Niente affatto. L'essere rimasto fedele ad un credo cronologicamente concluso con la morte di Marinetti, non deve venir considerato un assurdo atto di ostinazione ormai svuotato di contenuti, ma come ils egno di una reiterata e inesauribile indagine di quella plastica dell'essenza individuale..." (Luciano Caprile)

"...pittura tenera e tagliente nell'affascinante gioco di campiture cromatiche percorse da fasci di luce che aprono rapidi e misteriosi spazi alla simultaneità delle immagini e alla compenetrazione dei piani dando vita a nuove e sempre più allettanti fiabe di cieli e di aerei, di prore e di mari, racchiuse nello splendore geometrico di una sintesi che coinvolge gli aspetti della natura e quelli del lavoro umano, le forse vitali della materia e quelle rigeneratrici dello spirito..." (Renato Righetti)

 

 

Di Osvaldo Peruzzi questo ritratto scherzoso di Giovanni March (1974), parte della collezione privata del Cenacolo della Valle Benedetta. Un altro quadro del Maestro (Omaggio futurista) è conservato nella Chiesa della Valle Benedetta, assieme a molte opere di artisti livornesi contemporanei.

 

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