Recensioni Dicembre 2004

 

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Recensioni

 Enrico Marco Cipollini

Analisi dei rapports cabanisiani

Antropologia filosofica

Libraria

Padovana Editrice

 

 Studioso profondo, eclettico, con una cultura che si esprime in molti rami del sapere, nella filosofia in primis, nel saggio "Analisi dei "Rapporti cabanisiani", E.M. Cipollini conduce una disanima particolareggiata sul pensiero e sull'antropologia filosofica di Georges J.P.Cabanis, medico- filosofo francese vissuto tra l'inizio della seconda metà del XVIII secolo e i primi del XIX. Riporto alcune affermazioni tratte dal suo testo: «Cabanis viene ad operare una svolta nella storia della filosofia e nella teoria della medicina intesa scientificamente. Da Cartesio sino a Leibniz e Spinoza ci si era dibattuti sulla divisione o meglio, sul problema dell'unione tra anima e corpo, però muovendo da una posizione dualistica e tentando di riunire quanto si era preventivamente separato. È stato proprio il medico-filosofo Cabanis a proporre una rigorosa scienza della vita e a rispondere sulla unità ontologica della materia, non partendo da una vecchia metafisica ma da una filosofia di chiara matrice empirica nonché dalla fisiologia. [] Cabanis ha fondato la scienza dei rapporti del fisico e del morale, tentando di evitare ogni presupposto metafisico, ma basandosi sulla osservazione sensibile e sulla esperienza interna». L'opera di Cabanis si compone di dodici "Mémoires". Una prima edizione risale al 1803, un'altra, aggiornata, al 1805. Nei "Rapports cabanisiani", importante trattato epistemologico utile agli studiosi dell'autonomia dell'essere umano, a medici filosofi e psicologi in particolare, E.M. Cipollini fa riferimento a un nutrito gruppo di personaggi della cultura, soprattutto ideologi, e ne analizza il pensiero confrontandolo con quello di Cabanis. L'uomo è visto nella sua unità di "phisique et moral". «Egli ha dei bisogni: ha ricevuto delle facoltà per soddisfarli, e gli uni e le altre dipendono dal suo organismo ("organisation")». Cabanis non parte da un'astratta metafisica ma da bisogni concreti e dall'indipendenza dell'uomo...

Antonia Izzi Rufo

 

 Già il titolo Amiconemico è di per sé intrigante nella contraddizione, ma l'autore con questo ossimoro vuole stupire e provocare nel lettore una qualche reazione. Oggi il poeta sa e risolutamente afferma ­ come sostiene Ungaretti e la poesia sempre stando alle sue parole è testimonianza di Dio anche se è bestemmia. Frase o sentenza che ben si può applicare all'avventura poetica di Ortali, questo singolare ravennate che a una solida laurea in lettere unisce la passione per la composizione musicale e l'ornitologia. Tutto ancora per stupire. Oggi il poeta sa e risolutamente afferma. Ed è giusto pensarla così, perché il nostro poeta costruisce un mosaico di ben tredici libri che racchiude in una valigia invisibile e regala poi agli altri affinché sappiano. Il poeta infatti porta sulle spalle la responsabilità di scrivere sul tempo di cui è testimone ma anche di ricrearlo con l'invenzione, stando tuttavia ben attento alle sue modificazioni che ­ come dice nell'introduzione lo stesso autore ­ nel divenire dell'evento-vita sono state tante. Tante specie hanno sviluppato nella ricerca di una migliore sopravvivenza, chi gambe robuste e veloci, chi la vista o l'udito... la nostra specie ha sviluppato il cervello. Allora Ortali appartenente alla specie umana si pone davanti al mondo come e con una macchina fotografica: da una parte l'assistenza della tecnologia di cui l'utilizzo intelligente, dall'altra il lucido obiettivo del cervello che fra ricordi, emozioni, dubbi, paesaggi e luoghi cari costruisce un percorso, un passaggio smarcante fra linee d'ombra.

Giuliana Matthieu

Azelio Ortali

Amiconemico

Ibiskos 2004

 

Aa. Vv.

Saggi su

Carmine Manzi

nel sessanttacinquesimo di attività letteraria

Edizione

Gutenberg 2004

 

 Sessantacinque anni di attività letteraria sono molti: qualche decennio fa era tra i sessanta o sessantacinque la media di vita dell'italiano secondo le statistiche per ciò che possono valere. Ma resta il fatto di una vita operosa spesa a favore della collettività nel suo «Eremo Italico» o fucina di nuovi e vecchi talenti, dal discusso Pitigrilli a rinomate firme che ivi si presentano anche se non tutte, in tale libro patrocinato dal Comune di San Severino per onorare l'illustre concittadino. Ricordiamo le firme di Franco Calabrese, di Granese, della poetessa friulana Lenisa, di Reina, di Selvaggi e quant'altri. Ricordiamo anche che purtroppo risulta essere inedita la tesi di laurea presentata all'università di Salerno dalla laureanda Sonia Bove e discussa presso il dipartimento di letteratura italiana della stessa università. Perché, mi chiedo, se non fosse pubblicata, non pubblicare almeno degli estratti in quanto sappiamo che le vecchie tesi quadriennali eran ben documentate e zeppe di note, il che è una" vera manna" per il lettore, il vero lettore professionale che ama certe "delicatezze"? Manzi è del lontanissimo -anni luce- 1919, di un secolo passato ormai, ma sempre attento alle problematiche attuali. Parte da un sano realismo- pur di tipo spiritualista come il suo conterraneo S. Alfonso de' Liguori- per giungere al nocciolo della quaestio da esaminare e la cultura nonché l'acume e l'esperienza non gli difettano. Donde le varie testimonianze e i varî personaggi più o meno noti incontrati nella sua lunga carriera, di cui sono testimonianza anche le foto che corredano il volume.. Dirige, anche dal fronte lo ha fatto, «Fiorisce un cenacolo» di cui abbiam parlato in altra occasione, sua creatura viva e vivente, dal 1940 e, non contento, fonda la fucina di idee «Accademia di Paestum». Ed è, grazie al cielo, ancora in attività. Attività intesa come otia liberrima di oraziana memoria, di «scholé» alla greca antica. Oltre 130 volumi di varia tipologia tradotti in varie lingue ma rimane affezionato al suo filiale unigenito Parve faville del 1938...

Enrico Marco Cipollini

 

 ...e la Memoria/creatura eterea/dalle dolci mosse dell'ala,/mi ricondusse,/nel lieto inganno/della vita,/ai radi istanti/quando gli allietati sensi,/nel perdere/di un attimo,/mi offrivano/il profumo/ della meteora/che, poi nel tempo,/svanisce/agli acri miasmi/degli eventi. Sintesi della negazione, la silloge di Marco Lojacono, come recitano alcuni versi della lirica che ha lo stesso titolo della raccolta: la memoria è dolce, è una meteora che si dilegua rapidamente a contatto con la crudezza della realtà. Una realtà che col suo peso contingente soffoca gli aneliti di purezza:altri sguardi e intenti/nell'esistenza/sommergono/quei segni affettuosi d'innocenza/che credevo indelebili/nel tempo; neanche l'affanno dello scrittore sulla pagina intatta fa assurgere ad una condizione di elevazione spirituale: Verga impudica/la penna/alla pagina intonsa. Negazione significa annullarsi confondendosi,/ignoti, lontani/fra le altre foglie,/tante, erranti/verso le spire/dell'impossibile! Ma anche terrore del grande vuoto, dell'inesorabile disperdersi: un fiore/raccolto/con intensità,/donato/con tremore:/insieme/accolsero/l'inespressione/di un grande/vuoto. Un fiore come una foglia Orfana/del proprio legno/vaga dispersa,/divisa dal vento: uno dei tanti oggetti di cui è disseminata la silloge ­ cose disperse/nel senso del vago,/sospese/lontane dalle idee/cose ideali ­ che sembrano quasi perdere l'identità materiale per diventare archetipi: sedie vuote/farsa tragica/di declino. Pensieri, quelli del poeta, concepiti fra le gocce della noia e ancora/la noia dei versi miei che non è placido otium, bensì ansia dalla vitalità velata, opacizzata da un endemico spleen. Il faticoso percorso spirituale indicato nella raccolta è anche ricerca della verità: invano/i miei concetti/protesi al vero/seppur distanti/dalla invitante/vacuità, ma il nulla serpeggia con piglio irriverente. Seducente, caleidoscopica negazione della realtà è il sogno: Onirica visione/di cavalli sciolti,/di feroci gnomi,/chiome sciolte nel vento,/immagini fosche/incubi nascosti,/piccoli volti assurdi. Il poeta è riuscito a rendere incisivo il messaggio dell'anima...

Silvia Frigenti

Marco Lojacono

Il profumo

della memoria

Linea Cultura

 

 

 

Antonio Germolé

Alessandro Volta Storia di un detective della scienza

Ibiskos 2004

 

 Non si possono qui sceverare i tanti pregi del libro rimanendo perfino inagibile elencarli tutti. Tuttavia è dato sintetizzarli affermando che questa nuova storia non apologetica sul fisico comasco (1745-1827), caratterizzato nella sua personalità umana e intellettuale, finisce per essere una storia individuale dentro la storia dell'elettrologia (e non solo) dal sesto secolo avanti Cristo fino agli anni venti dell'Ottocento. Il patrimonio culturale accumulato da Germolé fino da quando giovanissimo incominciò a studiare da solo e a coltivare la passione per la storia dell'elettricità documentandosi in Italia e all'estero, viene dispensato senza risparmi al lettore con limpidezza esplicativa e acutezza di pensiero, tali da metterlo a suo agio ancorché si trattasse di un neofita. Se dunque il curriculum di Volta è indagato con imperturbabile obbiettività, che peraltro non dissimula la grande passione nutrita dall'autore per la scienza, tanto da "scaldare" la pagina con effetto suadente per chi legge, altrettanto accade nel riferirsi ai personaggi che si fanno avanti nella galleria della storia: William Gilbert, Galilei, Isaac Newton, Gerolamo Fra Castoro, Robert Boyle, Guericke, Niccolò Cabei, Francis Hawksbee, Honoré Fabri, Stephen Gray, J.C. Wilcke, Charles François de Cisternay du Fay, Nicolas Sebastien Allamand, Peter Musschenbrock, Andrea Cunaeus, Benjamin Franklin, G. B. Beccarla, L. Galvani e altri ancora. Opportunamente l'autore data al 1799, anno in cui apparve la pila di Volta, il "destino" elettrico dell'Umanità, sempre più elettrodipendente anche nelle cose banali. Dopo aver rammentato gli effetti delle interruzioni di distribuzione di energia elettrica verificatisi dal 9 novembre 1965 negli Stati Uniti all'ultimo che ha colpito l'Italia la notte del 28 settembre 2003, così si esprime: "Questi episodi ci offrono la testimonianza del connubio indissolubile dell'elettricità con la vita dell'uomo. Una inversione di rotta che ci riportasse alla utilizzazione diretta di vecchie disponibilità energetiche, come la forza animale, dell'acqua, del vento, perfino del vapore, è inconcepibile. L'uomo non potrebbe più accettare questo cambiamento. Andrebbe alla deriva".

Brunello Mannini

 

 

 Settembre 2004

Marzo 2005