Alloro
Arnica
Calendula
Camomilla
Carciofo
Cavolo
Cicoria
Finocchio
Ginkgo Biloba
Gramigna
Iperico
Malva
Menta
Miele
Natura
Olivo
Omeopatia
Origano
Ortica
Peperoncino
Piantaggine
Prezzemolo
Probiotici
Rosa
Rosmarino
Salvia
Sedano
Tarassaco
Tisana
Zucca
Home
|
“…Ma esattamente che cos’è questa pianta i cui
leggendari succhi entrano a far parte di quel pianeta delle meraviglie
che è composto di miracolose creme e favolosi unguenti che
promettono un rapido ringiovanimento della pelle, la scomparsa di
rughe e quasi una cura di ogni affezione?” Questo potrebbe chiedersi
il cliente di ogni erboristeria e farmacia, visto che oggi l’aloe
è ampiamente pubblicizzata per i suoi benefici effetti dermatologici
e, aggiungo io, farebbe bene a chiederselo perché scoprirebbe
una storia a dir poco affascinante.
L’Antico Testamento menziona l’aloe (assieme a mirra
ed altri unguenti) nel Cantico dei Cantici, secondo il Vangelo Giuseppe
d’Arimatea e Nicodemo andarono a prendere il corpo di Gesù
deposto dalla croce portando una mistura “di mirra e di aloe di
circa cento libbre”. 4000 anni fa i Sumeri descrivevano sulle loro
tavolette di creta le virtù lassative dell’aloe. Più
tardi, nel 1550 A.C. in Egitto troviamo 12 ricette trascritte sul
“Papiro Ebers” in cui l’aloe compare assieme ad altre essenze e
si racconta che Nefertiti e Cleopatra usassero l’aloe (e il latte
di asina) come prodotto principale per mantenere la loro bellezza.
Tra il 600 ed il 400 A.C. l’aloe venne esportata in Asia e fu coltivata
in piantagioni in India per uso medicinale esattamente come avviene
oggi. Nello stesso periodo si svilupparono le piantagioni di aloe
nell’isola di Socotra. Uno dei nomi dell’aloe è “aloe socotrina”
e infatti Hahnneman (il padre dell’omeopatia 1755-1843) chiamò
così il rimedio derivato da questa pianta.
Paracelso, nel 50 A.C. introdusse l’aloe nella farmacopea
occidentale, ma la prima descrizione completa si incontra nell’Erbario
Greco di Dioscoride, cento anni dopo. Il medico greco notava che
l’amara aloe favorisce il sonno, pulisce lo stomaco, cura le ustioni
e le ulcere genitali, i foruncoli e le emorroidi, ammorbidisce
la pelle arida, ferma la caduta dei capelli, cura la tonsillite
e le malattie della bocca e degli occhi. Nell’antica Roma Plinio
il Vecchio riprese le asserzioni del contemporaneo Dioscoride e
un secolo dopo Galeno, Antillo, Aretèo e molti altri medici
europei impiegarono l’aloe secondo vecchie e nuove ricette. Solo
nel 700 l’aloe entrava nella farmacopea cinese che ne riconfermava
l’uso principale per la cura della pelle. Nel medioevo la pianta
era comunemente coltivata nelle zone più temperate d’Europa.
Gli spagnoli la introdussero nell’America centro-meridionale e l’aloe
si affermò presto come coltivazione intensiva in tutti i
Caraibi, particolarmente nell’isola spagnola di Barbados ed in quella
olandese di Curacao.
Nel 1720 Linneo usò per la prima volta il
nome “Aloe Vera” ad indicare questa pianta della famiglia delle
liliacee che aveva foglie lunghe lanceolate e spinose, carnose e
succulente, raccolte a rosetta alla base proprio come un’agave,
ma che agave non era. Infatti l’aloe vera, più tardi definita
“Aloe Barbadensis Miller” è una parente dell’aglio e dell’asparago
nonché del giglio, del tulipano e del giacinto. Molte liliacee
si sono adattate a climi aridi e in generale queste piante prediligono
climi temperati o subtropicali, sopportando poco o nulla il gelo.
Dell’aloe si conoscono oltre 250 specie, ma le piante usate in erboristeria
sono principalmente l’Aloe Vera e l’Aloe Arborescens. Quest’ultima
si presenta a forma di alberello con lunghe foglie che si dipartono
da un fusto legnoso piegandosi a ruota. L’aloe conserva la
sua riserva d’acqua nelle foglie, ma assieme al liquido, sotto la
prima scorza verde compare uno strato saponoso giallo e amaro e
un interno gelatinoso. Questo composto possiede un’ampia gamma di
vitamine, minerali, aminoacidi ed enzimi; contiene inoltre sostanze
medicinali che hanno effetti antinfiammatori, analgesici, antibatterici.
Tornando alla storia più recente, nel secolo
scorso l’aloe venne esaminata più accuratamente per determinarne
le capacità medicinali. Venne messa in evidenza la capacità
di accelerare la guarigione delle bruciature, anche quelle
dovute a radiazioni, l’azione disinfettante e antiparassitaria,
l’azione rigeneratrice delle cellule. Negli anni 80 e 90 l’aloe
è stata studiata per la sua attività anticancerosa
e per la possibilità di combattere il virus HIV. Test clinici
avrebbero dimostrato quanto meno la capacità delle sostanze
contenute nella foglia di aloe di promuovere le difese dell’organismo
sia agendo direttamente contro un agente patogeno che migliorando
la salute delle nostre cellule. Di fronte a troppe virtù
un po’ di scetticismo è d’obbligo, ma speriamo che gli studi
su questo magnifico laboratorio naturale, che possiamo coltivare
in casa e in giardino, continuino seriamente ed efficacemente.
Perle: Le piante aiutano ad eliminare le concentrazioni
pericolose di sostanze inquinanti che spesso invadono gli ambienti
domestici, rilasciate ai prodotti usati nell’edilizia e nell’arredamento.
Radon (gas naturale radioattivo), amianto e fibre minerali (isolamento),
prodotti della combustione, pesticidi, formaldeide (collante per
legno), solventi, vernici e prodotti per la pulizia e infine virus,
batteri, funghi, muffe e acari popolano le case in cui viviamo.
Alcune piante, se ben curate, ben esposte alla luce e collocate
lontano dagli ambienti in cui si dorme, sono in grado di metabolizzare
sostanze chimiche e di fornirci un prezioso servizio. Per ridurre
le concentrazioni di formaldeide vengono consigliate: la dracena,
l’aloe, il clorofito e il crisantemo. Per ridurre le concentrazioni
di fungicidi per il legno: la gerbera, il pothos-scindapsus, il
giglio. Per assorbire i prodotti della combustione: il clorofito,
il pothos, la peperomia, la sanseveria, il ficus. Per contrastare
i composti organici volatili: la dracena, l’aloe, il banano nano.
Per assorbire l’elettrosmog: il cactus e la tillandsia.
La ricetta: Se non l’avete già in giardino
o in vaso, procuratevi una pianta di aloe arborescens di almeno
4 o 5 anni. Staccatene alcune foglie, mondatele dalle spine e dalla
parte superficiale coriacea, ricavatene la parte gelatinosa, frullatela
ed aggiungete del miele per contrastarne l’amaro. Aggiungete della
buona grappa, senza esagerare, e assumetene una piccola quantità
prima dei pasti. (ricetta popolare)
Raccomandazione: I prodotti a base di aloe sono ritenuti
sicuri per uso topico. Il succo di aloe può avere controindicazioni
in alcune patologie dell’apparato gastrointestinale e può
interagire con alcuni preparati medicinali (es. antidiabetici e
cortisonici) per cui è sempre opportuno consultare un medico
e un naturopata prima di iniziare seriamente una cura. |
|