Sportello Salute |
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Tarassaco |
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Maturo, sembra un grosso fiocco di neve il fiore del tarassaco, cioè ciò che ne resta, quella delicata sfera composta da decine di semi, ognuno attaccato ad un minuscolo ombrellino, e tutti volano via ad un robusto soffio di vento o soffio umano, quando per gioco si cerca di staccarli d’un solo fiato. Per coglierne il fiore dal lungo stelo, somigliante ad una margherita gialla, dobbiamo affondare le dita tra le foglie, basali, lunghe e frastagliate, amare al gusto, come i radicchi coltivati. Detto anche “dente di leone” e “piscialetto”, questo ennesimo regalo della natura possiede molte qualità, oltre a costituire un gradevole apporto di gusto alla nostra insalata quotidiana. Perle: La pianta è spesso considerata infestante, mentre in realtà si dovrebbe almeno riservarle un angolo del giardino per poter sempre disporre di qualche foglia da preparare in decotto per lavare gli occhi arrossati o per estirpare le verruche: il lattice della pianta è infatti leggermente corrosivo. ( Enciclopedia della medicina alternativa- Gruppo Futura, Bresso, MI) Contiene inulina, tannino, colina, zucchero, alcoli, mucillagine, inosite. Molte sono le proprietà del tarassaco tra le quali ricordiamo quelle depurative che ne fanno un ottimo rimedio contro i disturbi del fegato in genere, comprese le manifestazioni cirrotiche. Il sapore amarognolo lo rende un ottimo tonico nonché un efficace stomatico capace di stimolare il deflusso della bile. Ancora, è un eccellente diuretico e un buon lassativo e il suo uso è consigliato ai diabetici i quali possono masticarne in primavera i gambi crudi. In alcune zone della Jugoslavia dai fiori di tarassaco si ottiene un vino molto buono, il cui sapore trae in inganno lo stesso intenditore. (Buone erbe selvatiche – Ed. Demetra, 1993) Pianta perenne erbacea della famiglia delle compositae, a radice grossa fusiforme. Fusti ascendenti con rosetta di foglie basali lanceolate roncinate. Scapo ascendente, cavo internamente liscio e privo di foglie contenente un lattice bianco appiccicoso. Fiori dal capolino giallo e tutti a linguetta. Fioritura: febbraio-ottobre. Habitat: in luoghi coltivati ed incolti fino alla zona alpina. Parti officinali: radice. Epoca di raccolta: maggio-giugno-settembre-ottobre. Principi attivi: Tarassacina, sostanza di sapore amaro; sostanze resinose, inulina. Si ritiene contenga una sostanza di natura alcaloidea “Tarassina”. Proprietà terapeutiche: Amaro-toniche, stomachiche, diuretiche, colagoghe, lassative. È quindi molto usato nelle dispepsie e nelle malattie del fegato. (Vincenzo Chiappini – Piante medicinali dal vero – Saturnia, Trento, 1981) Il tarassaco è notissimo nella più vecchia tradizione medica popolare come componente di efficacissimi decotti depurativi disintossicanti. Anche le foglie, crude o bollite, sono un ottimo coadiuvante nell’espellere le tossine e l’eccesso di grassi. L’uso continuato di questa verdura compatte il colesterolo, aiuta il fegato a depurare il sangue e facilita la funzione renale. Se possedete una centrifuga elettrica estraete il succo dalle radici: tre cucchiai al giorno saranno un vero toccasana e un’insuperabile cura disintossicante primaverile. (Le erbe medicinali – Edizioni Piemme, 1990) La storie e l’utilizzo officinale della pianta in Europa è tuttavia relativamente recente: non sembra infatti che l’uso del dente di leone fosse molto diffuso presso greci e latini, e fu solo a partire dal medioevo che ebbe inizio la sua grande fortuna, allorché gli erboristi cominciarono ad apprezzare le sue capacità depurative. L’antica medicina cinese però aveva scoperto il tarassaco già da millenni e lo prescriveva come cura di bellezza, per rendere luminosa la pelle e limpidi gli occhi. I medici indiani li consigliavano per la cura di ulcere, epatite, problemi dentari e lesioni interne, mentre la medicina araba del X sec. fu la prima ad individuarne le proprietà diuretiche. Bisogna tuttavia stare attenti quando si raccoglie la pianta: se si spezza il gambo dell’infiorescenza può uscire un liquido lattiginoso che macchia la pelle e che è bene non avvicinare alla bocca perché contiene sostanza tossiche. (Cent’erbe – Nardini Ed., Fiesole 1996) La ricetta :Insalata di
piscialletto ai “capponi”. I capponi sono crostini di pane strofinati fortemente con l’aglio. In
Guascogna si mettono in tutte le insalate, ma specialmente nella cicoria riccia
e nei piscialletto. (Maurice Mességué – Ha ragione |
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